Secondo la CNN, emergono nuovi dettagli su un tentativo diplomatico segreto da parte dell’amministrazione Trump per riavviare i colloqui con l’Iran, malgrado le recenti ostilità militari. Quattro fonti interne all’amministrazione hanno rivelato che gli Stati Uniti hanno proposto un piano che prevede la creazione di un programma nucleare iraniano a fini civili, supportato da un investimento tra i 20 e i 30 miliardi di dollari.
Iran, Gaza e l'accordo commerciale USA-Cina secondo la stampa estera
In cambio, Teheran dovrebbe rinunciare definitivamente all’arricchimento dell’uranio. La proposta – ancora preliminare – è stata discussa in incontri riservati, tra cui un meeting durato diverse ore alla Casa Bianca tra l’inviato speciale Steve Witkoff e rappresentanti del Golfo, avvenuto il giorno prima dei recenti attacchi statunitensi contro l’Iran.
Le fonti precisano che i fondi non proverrebbero direttamente dagli USA, ma da partner arabi. Nonostante questi sforzi, il Ministro degli Esteri iraniano Abbas Araghchi ha ribadito la volontà di Teheran di non tornare al tavolo delle trattative. Anche Haaretz conferma queste indiscrezioni, sottolineando che Washington considera il disarmo nucleare iraniano una condizione imprescindibile. Intanto, alla Camera dei Rappresentanti statunitense è atteso oggi un briefing riservato sull’Iran, mentre Trump sostiene – senza fornire nuove prove – che il programma nucleare iraniano sia stato “annientato” dagli ultimi raid.
Parallelamente, la situazione interna iraniana si fa sempre più cupa. La BBC riferisce di un’ondata di arresti ed esecuzioni mirate contro cittadini accusati di collaborare con l’intelligence israeliana. Le autorità iraniane parlano di una "infiltrazione senza precedenti" nei loro servizi di sicurezza. Tra le vittime, alti comandanti del Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica (IRGC) e scienziati nucleari. Nell’arco di 12 giorni, sei persone sono già state giustiziate con l'accusa di spionaggio. Più di 700 arresti sono stati effettuati in tutto il Paese, secondo l’agenzia semi-ufficiale Fars, vicina all’IRGC. Alcuni detenuti hanno “confessato” in televisione, ma le ONG per i diritti umani sollevano forti dubbi sulla regolarità dei processi, denunciando confessioni forzate e procedimenti sommari.
Preoccupanti anche le intimidazioni verso la diaspora giornalistica. Secondo Iran International, con sede a Londra, la famiglia di una loro presentatrice sarebbe stata arrestata per costringerla a dimettersi. BBC Persian segnala che molti utenti iraniani ricevono SMS intimidatori per aver interagito con pagine social collegate a Israele. Intanto la situazione a Gaza resta drammatica. Al Jazeera riferisce che almeno 72 persone sono state uccise da attacchi israeliani nelle ultime 24 ore. Nell’ultimo mese, sarebbero almeno 549 i palestinesi morti mentre cercavano di accedere agli aiuti umanitari, e oltre 4.000 i feriti. Le operazioni avvengono anche nei pressi dei punti di distribuzione degli aiuti della Gaza Humanitarian Foundation (GHF), sostenuta da Israele e Stati Uniti. Nel frattempo, l’Ufficio ONU per il coordinamento degli affari umanitari (OCHA) ha documentato almeno 23 attacchi di coloni israeliani contro civili palestinesi in Cisgiordania, tra il 17 e il 23 giugno. Le azioni, che comprendono omicidi, incendi dolosi e atti vandalici, hanno causato la morte di un palestinese e il ferimento di altri 14.
Al Jazeera Arabic e il Palestinian Information Center riferiscono che le forze israeliane hanno anche fatto esplodere ordigni in aree civili, in particolare a Jabalia e Khan Younis, distruggendo edifici residenziali. La popolazione è allo stremo, e le organizzazioni umanitarie internazionali denunciano l’impossibilità di operare in sicurezza sul terreno. Dal canto suo, l’Unione Europea sembra ancora riluttante a intraprendere azioni concrete nei confronti di Israele. Come riporta Le Monde, nonostante il Ministro degli Esteri dell’UE Kaja Kallas abbia presentato un rapporto schiacciante sulle violazioni del diritto internazionale da parte del governo Netanyahu, i 27 Stati membri non sono riusciti a trovare un consenso per adottare misure vincolanti. Le divisioni interne, soprattutto tra Paesi storicamente vicini alla linea israeliana e altri più sensibili alla questione palestinese, rallentano qualsiasi decisione concreta. L’inerzia diplomatica dell’Europa è criticata da molte ONG che chiedono un embargo sulle armi e una sospensione degli accordi commerciali con Israele.
Sul fronte economico, secondo Bloomberg, il Segretario al Commercio Howard Lutnick ha confermato che Stati Uniti e Cina hanno firmato una tregua commerciale che include, tra i principali aspetti, l’impegno cinese a consegnare tempestivamente terre rare e magneti essenziali per industrie strategiche come quella aerospaziale e delle turbine eoliche. Questa intesa segue le trattative di Ginevra e un secondo round a Londra, e prevede che, in cambio della fornitura di materie prime, gli Stati Uniti eliminino alcune misure restrittive .
Lutnick, riporta The Guardian, ha sottolineato: «Ci consegneranno terre rare », affermando che una volta ricevute le consegne, gli Usa elimineranno contro-misure protezionistiche. L’intesa, evidenzia Washington Post, inevitabilmente ha avuto riflessi sui mercati: i titoli di aziende produttrici di terre rare come MP Materials e Freeport McMoRan hanno registrato un rapido rialzo. Tuttavia, riferisce reuters, resta da sciogliere il nodo della dipendenza strutturale da Pechino: l’UE discute la creazione di riserve comuni di minerali per ridurre i rischi di interruzioni nelle forniture, mentre emergono iniziative come il prestito da 120 milioni di EXIM Bank per un’estensione mineraria in Groenlandia.
Secondo Handelsblatt, la Commissione Europea, tramite l’executive vice presidente Sejourne, spinge per riserve comuni di terre rare per contrastare l’influenza cinese sui materiali strategici. Allo stesso tempo, le principali case automobilistiche tedesche – BMW, Mercedes e VW – avrebbero avviato trattative con il Dipartimento del Commercio USA per ottenere sgravi tariffari in cambio di investimenti diretti negli Stati Uniti, in vista di un accordo già entro luglio.