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Intervista a tutto campo di Trump: come sempre, minaccia, blandisce, annuncia

Redazione
 
Intervista a tutto campo di Trump: come sempre, minaccia, blandisce, annuncia

L'occasione: una intervista lunga, articolata e ricca di argomenti, fatta questa mattina, negli Stati Uniti, alla CNBC. Argomenti ''pesanti'' come la scelta di chi dovrà prendere il posto, alla guida della Federal Reserve, di Jerome Powell, oggetto di continui attacchi, da parte del presidente (che non lesina mai insulti) e dell'Amministrazione, per il fatto che la Fed non tagli i tassi di interesse, paventando nuove fiammate dell'inflazione.
Trump ha annunciato che, della rosa ristretta di quattro papabili a sostituire Powell, non c'è il segretario al Tesoro Scott Bessent, che si sarebbe sfilato dalla competizione.

Intervista a tutto campo di Trump: come sempre, minaccia, blandisce, annuncia

"Beh, amo Scott, ma lui vuole rimanere dov'è", ha detto Trump durante un'intervista a "Squawk Box".
"Gli ho chiesto proprio ieri sera: 'È qualcosa che vuoi?' '', riferendosi alla poltrona di presidente della Federal Reseve. ''No, voglio rimanere dove sono. In realtà - per Trump - ha detto: 'Voglio lavorare con te'. È un tale onore. Ho detto: 'È molto bello. Lo apprezzo'".

Tra i probabili candidati rimasti ci sono l'ex governatore Kevin Warsh e Kevin Hassett, direttore del National Economic Council e consigliere chiave di Trump. Entrambi hanno sostenuto tassi più bassi. Si pensa che anche il governatore della Fed Christopher Waller sia in corsa.

"Entrambi i Kevin sono molto bravi, e ci sono anche altre persone che sono molto brave", ha detto Trump.
Di tempo per scegliere a Trump ne rimane tanto, dal momento che il mandato di Jerome Powell scade a maggio 2026. Dopo averlo nominato nel 2017, nel corso del primo mandato, Trump ha perso fiducia in Powell e, negli ultimi tempi, lo ha ripetutamente attaccato per le scelte sui tassi.

Tra le cose dette da Trump, una, molto importante, ha riguardato semiconduttori e chip, ''che è una categoria separata, perché vogliamo che siano prodotti negli Stati Uniti", anche se non ha specificato in cosa consisterà la sua prossima mossa.
La domanda globale di semiconduttori e microchip è salita alle stelle poiché la tecnologia è diventata integrata praticamente in tutti i settori dell'economia, compresa l'industria dell'intelligenza artificiale in forte espansione.

La stragrande maggioranza dei semiconduttori più avanzati al mondo proviene da Taiwan, sede del principale produttore di chip, TSMC, che ha nel portafoglio clienti nomi come Apple, Nvidia. Amd, Qualcomm.
Trump, sollecitato dai giornalisti, ha detto anche che le tariffe pianificate sui prodotti farmaceutici importati negli Stati Uniti potrebbero raggiungere il 250%, il tasso più alto che ha minacciato finora.
Inizialmente, ha annunciato, che imporrà una "piccola tariffa" sui prodotti farmaceutici, ma poi tra un anno o un "massimo" di un anno e mezzo, aumenterà tale tasso al 150% e poi al 250%.

Il presidente ha ripetutamente minacciato e poi cambiato rotta sulle proposte tariffarie, quindi non c'è alcuna garanzia che alla fine fisserà le tariffe farmaceutiche al tasso del 250%. All'inizio di luglio, Trump aveva minacciato tariffe del 200% sui prodotti farmaceutici.
L'amministrazione Trump ad aprile ha avviato una cosiddetta indagine della Sezione 232 sui prodotti farmaceutici. Si tratta di un'autorità legale che consente al segretario al Commercio di indagare sull'impatto delle importazioni sulla sicurezza nazionale.

Le tariffe sono il tentativo del presidente di incentivare le aziende farmaceutiche a spostare le operazioni di produzione negli Stati Uniti in un momento in cui la produzione nazionale di farmaci si è ridotta drasticamente negli ultimi decenni. Negli ultimi sei mesi, aziende come Eli Lilly e Johnson & Johnson hanno annunciato nuovi investimenti statunitensi in America, con il chiaro obiettivo di ingraziarsi il presidente.
"Vogliamo prodotti farmaceutici nel nostro paese", ha detto anche oggi Trump.

Se saranno applicati nelle misure minacciate da Trump, i dazi sarebbero un colpo durissimo all'industria farmaceutica, che ha avvertito che le tariffe potrebbero far aumentare i costi, scoraggiare gli investimenti negli Stati Uniti e interrompere la catena di approvvigionamento dei farmaci, mettendo a rischio i pazienti. Le case farmaceutiche stanno già affrontando le conseguenze delle politiche di Trump sui prezzi dei farmaci, che secondo loro minacciano sia i loro profitti, che la loro capacità di investire in ricerca e sviluppo.

Il riferimento è all'ordine esecutivo - uno delle decine che il presidente ha firmato dal suo ritorno alla Casa Bianca - che ha rilancia un piano controverso, la politica della "nazione più favorita", che mira a ridurre i costi dei farmaci legando i prezzi di alcuni farmaci negli Stati Uniti a quelli significativamente più bassi all'estero.

Oggi il presidente ha detto di avere "invocato" questa politica, che avrà un "enorme impatto sul prezzo dei medicinali".
La scorsa settimana Trump ha inviato lettere a 17 case farmaceutiche chiedendo loro di impegnarsi a ridurre i prezzi dei farmaci negli Stati Uniti entro il 29 settembre e di fornire, ai pazienti americani coperti dal piano Medicaid, il loro portafoglio completo di farmaci esistenti al prezzo più basso praticato in altre nazioni.

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