Burning Buzz
L’inferno sulla terra. Dobbiamo riabilitare pure questo?
di Barbara Bizzarri
Voglio i nomi e i cognomi. Una bambina di dieci anni è stata violentata ed è rimasta incinta di un immigrato come lei, in un campo di accoglienza di San Colombano di Collio, alta Valtrompia bresciana. Voglio sapere chi in questo campo e in un paese di una manciata di anime pretende che si creda che nessuno si è accorto delle ripetute violenze inflitte a una bambina di dieci anni, perché è un codardo e un criminale. E dato che questi sono pagati con soldi pubblici ergo pure i miei e sono dunque al mio servizio io voglio sapere. Voglio sapere chi ha avuto il coraggio di far finta di niente. Voglio sapere per quale schifosa omertà nessuno parla, e per trovare questa notizia si devono setacciare giornali neanche fossimo archeologi sui cantieri. Quanto è accaduto significa andare ben oltre il fallimento dello Stato, come scrive Rico su La Verità: è uno sfracellarsi verso la morte della legge morale perché non è possibile che nessuno abbia avuto il benché minimo scrupolo, che nessuno abbia provato un qualche labilissimo senso di giustizia e di etica, accorgendosi dello stupro di una bimba di dieci anni detenuta in un centro migranti con la madre, e per uno scoperto chissà quanti nascosti: forse è per questo che quasi mai arrivano donne e bambini con queste carrette del mare (magari si è sparsa la voce dei rischi che si corrono), ma solo marcantoni alti due metri e spesso sedicenti minorenni che hanno imparato presto a usare l’abracadabra che in Italia risolve tutto: urlare al rassismo.
Lo ha fatto anche questo sciagurato violentatore di ventisette anni (un uomo di ventisette anni, una bambina di dieci: da tenere bene a mente, questa aberrazione) mentre lo portavano nel carcere dove spero resterà sine die. È uno dei tanti che arriva invocando protezione e in cambio stupra uomini, donne di qualsiasi età e bambini che, come questa povera ragazzina cui dalla vita non è stato risparmiato nulla, non potranno riprendersi mai più da quello che hanno subìto: ormai sono distrutti, e per sempre, in una edizione delle marocchinate dei nuovi anni Venti che nulla hanno da invidiare, finora, a quelli del secolo scorso.
Ma grazie a quanto stabilito dall’impagabile carta di Roma, se il crimine è d’importazione, o magari di seconda generazione, allora si ricorre a circonvoluzioni da supercazzola sostenute fino all’acrobazia dialettica mentre se il colpevole è un italiano allora è bene sapere nome, cognome, indirizzo e informare i malcapitati lettori in un’opera implacabile di rincoglionimento: ecco, gli italiani sono perfino peggio, sapevatelo e vergognatevi di essere tali. Intanto le carceri scoppiano di sacri migranti intoccabili che però, se violentano e ammazzano, fuori non possono rimanere e non perché lo Stato sia un padre cattivo e dispotico come sostengono certe anime belle in pervicace difesa dei loro interessi dato che la tratta dei migranti “rende più della droga” e non è nascondendo certe realtà sotto il tappeto che si risolvono i problemi, anche se sembrano lontani a guardarli da Capalbio o da qualche attico vista Cupolone. E, lo dico da cristiana e cattolica, sono alquanto contrariata da una Chiesa che difende a ogni costo ondate migratorie selvagge che l’Europa e tantomeno l’Italia non riescono a gestire né correggere, senza nemmeno porre i dovuti distinguo: “chiunque scandalizzi questi piccoli sarebbe meglio per lui che gli fosse appesa al collo una macina girata da asino, e fosse gettato negli abissi del mare”, diceva Gesù (Matteo 18, 1-20): ve lo devo ricordare? Perché è evidente che tutti o quasi ormai lo hanno dimenticato, soprattutto laddove invece gioverebbe ricordarsene.