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Nasce il primo indice della felicità: gli italiani più felici non sono i giovani

 

A rigor di logica, i risultati del sondaggio realizzato dall’Istituto Piepoli per Udicon (Unione per la Difesa dei Consumatori), che ha ideato un nuovo strumento che va oltre i tradizionali parametri economici per misurare il benessere della popolazione, non dovrebbero stupire: i dati infatti identificano le persone più felici tra i meno giovani, nella fascia di età oltre i 54 anni mentre i meno felici sono quelli di mezza età, quando le pressioni della vita familiare e lavorativa si fanno sentire.

Nasce il primo indice della felicità: gli italiani più felici non sono i giovani

L’indagine è stata realizzata a febbraio 2025 mediante 500 interviste ad un campione rappresentativo della popolazione italiana dai 18 anni in su con un indicatore costruito attraverso una domanda diretta, chiedendo agli intervistati di valutare la propria felicità su una scala da 1 a 10. I punteggi sono stati poi trasformati in una scala da 0 a 100 per facilitarne l’interpretazione.

L’indice fornisce inoltre un quadro chiaro delle principali ragioni di felicità e infelicità della popolazione: le principali cause di felicità includono eventi positivi in famiglia (36%), miglioramento della salute (28%) e soddisfazione affettiva (20%), mentre quelle di infelicità riguardano problemi di salute (36%), difficoltà economiche (24%) e instabilità lavorativa (13%).

Martina Donini, presidente Udicon, sottolinea come il benessere non dipenda solo dal reddito, ma anche da stabilità, fiducia nel futuro e sicurezza sociale. Livio Gigliuto, presidente dell’Istituto Piepoli, evidenzia come la felicità rimanga alta nonostante le incertezze economiche e internazionali. Il 37% degli italiani si definisce molto felice (punteggio 8-10 su una scala da 1 a 10), mentre il 26% si dichiara infelice (punteggio 1-5). La maggior parte della popolazione si colloca in una fascia intermedia, con un livello di felicità «abbastanza alto».

Le principali cause di insoddisfazione invece sono dovute a problemi di salute propri o familiari (36%), dfficoltà economiche (24%), eventi negativi in famiglia (22%), instabilità lavorativa o perdita del lavoro (13%), impatto di conflitti internazionali (14%). È interessante notare come si distribuiscono gli stati d’animo tra le fasce d’età: tra i 18-34enni, c’è la quota più alta (il 38%) di persone molto felici, e tra i motivi più forti di felicità c’è il miglioramento della vita affettiva, seguita dai successi nel percorso di studi, dagli eventi positivi in famiglia, dalle conquiste lavorative ed economiche.

Presumibilmente, si tratta della fascia di età in cui si consolidano rapporti di coppia che portano ad una felicità familiare. Questa quota di super-felici si abbassa al 37% tra i 35-54enni e ancor di più tra gli over 54, dove scende al 32%. In questa fascia di età più alta pesano soprattutto i problemi di salute, propri o dei familiari. Quando si parla invece di una felicità «intermedia», cioè chi si definisce abbastanza felice, le cose cambiano: anche qui si collocano il 38% dei giovani, ma aumenta la quota di 35-54enni che si sentono in questa condizione (36%) e anche quella degli over 54, che arriva addirittura al 48%: come se la felicità intermedia, una sorta di serenità faticosamente conquistata, fosse il frutto di consapevolezza e maturità.

Poco felici si dichiarano invece il 24% dei ragazzi, il 27% delle persone di mezza età e il 20% degli over 54. Tra i giovani, l’infelicità deriva soprattutto dalle difficoltà economiche e dalla necessità di dover ridurre il proprio tenore di vita. Ma un certo livello di infelicità a tutte le età deriva anche dalla situazione internazionale: le guerre in corso in Ucraina e Medio Oriente destano preoccupazione.

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