Economia

India: l'incertezza nei rapporti commerciali con gli Usa affossa la rupia

Redazione
 
India: l'incertezza nei rapporti commerciali con gli Usa affossa la rupia

La mancanza di progressi nell’accordo commerciale tra Stati Uniti e India, aggravata dai persistenti deflussi di fondi esteri, ha pesato sulla rupia, che quest'anno è la valuta con la peggiore performance in Asia.

India: l'incertezza nei rapporti commerciali con gli Usa affossa la rupia

La quinta economia più grande del mondo potrebbe vedere la sua valuta scendere a 92 rispetto al dollaro entro la fine di marzo, secondo le previsioni di Nomura e S&P Global Market Intelligence, e qualsiasi rafforzamento dipenderà in gran parte da un accordo commerciale con gli Stati Uniti. L’ultima volta la rupia è stata scambiata a 89,6 rispetto al dollaro.

L’India è tra i Paesi con le tariffe americane più alte al mondo, pari al 50%, imposte che surclassano persino quelle della Cina, mentre i colloqui commerciali tra Nuova Delhi e Washington continuano a protrarsi.
Dopo l’entrata in vigore di tariffe elevate ad agosto, le esportazioni dell’India verso gli Stati Uniti sono diminuite di quasi il 12% a settembre e dell′8,5% a ottobre, sebbene abbiano registrato una forte ripresa a novembre, con un aumento del 22,6%.

Il principale rischio economico è che l’India possa perdere lo slancio nei trasferimenti della catena di fornitura dalle aziende che riforniscono principalmente il mercato statunitense, a causa dei dazi elevati e persistenti.
Una rupia debole potrebbe però rendere le esportazioni più competitive, mentre la bassa crescita dei prezzi nel Paese consentirebbe di assorbire l’impatto dell’inflazione importata dovuta al deprezzamento della valuta.

All’inizio del mese, la valuta indiana ha superato quota 90 contro il dollaro, un importante fattore di innesco psicologico, dopo aver iniziato l’anno a 85,64 rupie per dollaro. Ci sono volute meno di 15 sedute di contrattazione perché la valuta superasse quota 91 rupie per dollaro.

La banca centrale indiana, che nella riunione di politica monetaria di inizio mese aveva ribadito la sua politica di lasciare che fossero le forze del mercato a determinare il tasso di cambio, ora potrebbe agire aggressivamente per frenare il calo della valuta.

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