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Golf, dall'abisso al sole: Ryan Peake, la rinascita di un campione

Barbara Leone
 
Golf, dall'abisso al sole: Ryan Peake, la rinascita di un campione

Non è forte chi non cade, ma chi, cadendo, ha la forza di rialzarsi.
Queste parole di Jim Morrison sembrano scritte apposta per raccontare la storia di Ryan Peake, un uomo che ha vissuto, ad appena trentun'anni, tre vite in una sola. Un ragazzo talentuoso con un futuro brillante nel golf, un giovane uomo che ha smarrito la strada finendo in carcere, e infine un atleta rinato, capace di risorgere dalle ceneri del proprio passato per conquistare il diritto di giocare l’Open Championship 2025, il Major più antico e prestigioso al mondo.

Golf, dall'abisso al sole: Ryan Peake, la rinascita di un campione

A soli 17 anni, il giovane australiano inizia a calcare i fairway sui quali avevano lasciato la loro impronta campioni come Adam Scott e Greg Norman. Nel 2010, insieme a Cameron Smith, vince la Trans-Tasman Series, sognando un futuro tra i grandi del golf.

Ma il destino aveva in serbo per lui un percorso tortuoso. E così quando i risultati tardano ad arrivare, il giovane Peake scivola in un vortice autodistruttivo fatto di alcol, eccessi, peso che aumenta e sogni che, bicchiere dopo bicchiere, si sgretolano.

Poi la svolta più drammatica: a 21 anni entra nei Rebels Outlaw Motorcycle Club, lasciandosi alle spalle la vita da golfista per abbracciare un’esistenza fatta di violenza e illegalità. Nel 2014 la sua parabola discendente tocca il fondo con una condanna per aggressione violenta e da lì finisce dritto dritto in una cella nella prigione australiana di Hakea.

"Il primo anno ad Hakea non ho mai incontrato mia madre. Lei voleva, ma mi rifiutavo di farmi vedere in quelle condizioni", confessa Peake, ricordando il periodo più buio della sua vita. Ma proprio dietro quelle sbarre, il suo spirito di atleta riemerge dal fango: inizia a correre, a perdere peso, a riprendersi. Un giorno guardando la tv s’imbatte in Cameron Smith che trionfa all’Australian Open 2017.

E qualcosa dentro di lui si riaccende. La svolta arriva grazie a Ritchie Smith, il suo vecchio allenatore, che gli offre una via d’uscita: tornare al golf. Peake ci pensa, esita, ma alla fine sceglie la strada più difficile ed anche l’unica che potesse dargli un nuovo futuro: restituisce la giacca dei Rebels, lascia la motocicletta e si rimette a lavorare duramente. Gli ultimi mesi di detenzione li trascorre alla Wooroloo Prison Farm, dove ottiene il permesso di partecipare a una gara amateur. Quando vince, dice semplicemente: “È stato bello, vi ringrazio, ma devo tornare in carcere”.

Nel maggio 2019 Ryan Peake torna ad essere un uomo libero. Si trova un lavoro, riprende gli allenamenti, ricomincia da zero. La strada è lunga, ma nel 2024 torna a vincere sul circuito del PGA Tour of Australasia, trionfando al Sandbelt Invitational di Melbourne.

Poi, la grande occasione: il New Zealand Open.
Il viaggio fino a Queenstown è travagliato per le complicazioni burocratiche dovute al suo passato, ma alla fine riesce a presentarsi in tempo. E sul campo fa qualcosa di straordinario. Domenica, sotto il cielo limpido della Nuova Zelanda, Peake affronta i migliori, lotta e imbuca il putt decisivo dalla distanza, evitando uno spareggio a quattro. La vittoria è sua. "La svolta della mia vita", dice con la voce rotta dall’emozione. E ancora: "Ho sempre saputo che potevo farcela, ma era solo questione di quando ci sarei riuscito. Insieme alla mia famiglia e al mio team, tutti ci credevano e soprattutto ci credevo anch’io".

Adesso Ryan Peake ha davanti a sé una nuova sfida, la più grande della sua carriera: l’Open Championship 2025 al Royal Portrush. Sarà un momento simbolico, il coronamento di una storia di cadute e risalite. Perché aveva proprio ragione il grande Jim Morrison: non è forte chi non cade, ma chi, cadendo, ha la forza di rialzarsi. E Ryan Peake lo ha fatto, con la determinazione di chi ha guardato nell’abisso e ha scelto di risalire verso la luce.

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