Esteri

Francia: Macron dice no alle dimissioni e annuncia a breve un nuovo premier

Redazione
 
Solo, davanti alle telecamere, nel suo ufficio trasformato nell'ultimo reticolato a difesa dell'ultima trincea, Emmanuel Macron, nel discorso alla nazione di ieri sera, ha escluso di volere cedere alle richieste di dimissioni - che gli arrivano dalle ali estreme dello schieramento parlamentare - , annunciando che non ha alcuna intenzione di lasciare l'Eliseo e che, quindi, a breve darà ai francesi il nome del prossimo primo ministro che cercherà di mettere fine al caos istituzionale (e anche economico) in cui il Paese è precipitato.

"Mi avete affidato un mandato democratico di cinque anni e lo porterò a termine fino in fondo", ha detto Macron, che ha criticato quelli che ha definito il "cinismo", la mancanza di responsabilità e il "senso di caos" dei politici dell'opposizione che, approvando la censura al governo Barnier (di minoranza e che quindi si reggeva in un precario equilibrio parlamentare), ne hanno decretato la fine dopo pochi mesi.
Un altro dei passaggi importanti del discorso alla Nazione Macron lo ha riservato alla campagna di delegittimazione di cui è stato fatto oggetto sin dall'avvio del governo Barnier.
"Non mi farò carico dell'irresponsabilità altrui", ha scandito, annunciando, come a breve scadenza, la nomina di un primo ministro al quale chiederà-imporrà la formazione di un governo "nell'interesse generale, che rappresenti tutte le forze politiche che possono partecipare", o che, almeno, si impegnino a non fare cadere l'esecutivo.

La Francia, che si trova ad affrontare un deficit pubblico crescente, rischia di chiudere l'anno senza un bilancio per il 2025 o un governo stabile, nonostante la Costituzione preveda misure speciali che eviteranno una chiusura del governo in stile statunitense.
Trovare un nome non sarà difficile. Difficile, invece, sarà per il prescelto guidare un governo di minoranza, esposto alle procelle di una Assemblea nazionale profondamente divisa, anche all'interno dei partiti che si ritrovano nella stessa area ideologica. Come la sinistra, che deve fare i conti con il massimalismo di Jean-Luc Mélechon, che ha in odio qualsiasi soluzione che non gli riconosca il ruolo di leader.

Mentre la Francia entra in un periodo di turbolenze politiche, l'Eliseo ha dichiarato che il governo Barnier si occuperà delle attuali questioni correnti fino alla nomina di un nuovo governo. Non potranno essere indette nuove elezioni parlamentari prima di luglio 2025, il che riduce le opzioni di Macron di fronte a un'assemblea nazionale profondamente divisa, ma anche che, paradossalmente, potrebbe spingere i partiti, davanti all'impossibilità di fare tornare i francesi alle urne, a farsi carico della responsabilità di fare funzionare la macchina dello Stato sino alla prossima estate. Con le parole di Macron si è alimentato il dibattito su chi possa essere il prossimo primo ministro. Di nomi ne circolavano già prima del discorso del presidente, in un pirotecnico gioco al massacro, anche perché destra e sinistra si sentono autorizzati a vedere un loro esponente a Matignon.

Il parlamento francese è frammentato in tre gruppi. L'alleanza di sinistra ha ottenuto il maggior numero di voti ma non ha raggiunto la maggioranza assoluta; il raggruppamento centrista di Macron ha subito perdite ma è ancora in piedi e il Rassemblement National di Le Pen ha guadagnato seggi, ma non sufficienti ad andare all'assalto dell'Eliseo.
Se la France Insoumise, di Mélenchon, continua a chiedere le dimissioni di Macron, Marine Le Pen non ne fa una questione fondamentale, dicendo comunque che il presidente si trova in una posizione molto precaria.
Il Paese sembra assistere a questa rappresentazione della politica in modo diviso, senza cioè che si manifesti un giudizio omogeneo, rispecchiando quindi l'appartenenza partitica alla consapevolezza della delicatezza del momento.

Il compito principale di Barnier era quello di votare un bilancio per il 2025 in cui ha affermato che avrebbe iniziato ad affrontare il deficit della Francia con 60 miliardi di euro di aumenti delle tasse e tagli alla spesa. Ma dopo settimane di stallo sul bilancio, lunedì Barnier ha fatto passare un disegno di legge sul finanziamento della previdenza sociale, utilizzando l'articolo della Costituzione che consente a un governo di forzare l'approvazione di una legge senza un voto in parlamento. Ciò ha scatenato il voto di sfiducia.
Se il parlamento non approva un bilancio entro il 20 dicembre, il governo può proporre una legge di emergenza che rinnoverebbe i limiti di spesa e le disposizioni fiscali del 2024, in attesa dell'arrivo di un nuovo governo e di una nuova legge di bilancio per il 2025.
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