+ 3% nel 2025; + 3,1% nel 2026.
Sono queste le previsioni per la crescita mondiale, in rialzo rispetto alla precedenti, dello scorso aprile, del Fondo monetario internazionale. Nel suo aggiornamento, il World Economic Outlook, quindi, il fondo corregge al rialzo dello 0,2 e dello 0,1 le previsioni per quest'anno e per il prossimo.
L'FMI rivede, al rialzo, le previsioni per il 2025
Una revisione che tiene conto del fatto che i tassi imposti dagli Stati Uniti sono stati ridotti rispetto agli annunci che il presidente Trump aveva fatto in aprile.
Per singoli Paesi, il Fondo ha alzato le previsioni per l'economia americana di 0,1, facendo lievitare la stima globale a + 1,9% (nel 2026 l'aumento sarà di 0,3 punti, quindi a +2%).
La stima per i Paesi dell'eurozona è di un rialzo di 0,2 punti (+ 1%), rispetto alla precedente previsione. Per l'Italia la previsione riferisce di + 0,1 punti per il 2024, quindi al + 0,5, lasciando immutata quella per il 2026, al + 0,8%.
Timidi segnali di ottimismo per l'economia tedesca per la quale l'FMI, per il 2025, parla di una crescita a + 0,1%, quando la precedente era a zero, con un + 0,9% per il prossimo anno.
Restano immutate invece le precisioni per la Francia (più 0,6% quest'anno e più 1% il prossimo) e per la Spagna (più 2,5% quest'anno e più 1,8% il prossimo).
Per il Giappone, il Fmi prevede una crescita dello 0,7% (+ 0,1 rispetto alla precedente stima) quest'anno e dello 0,5% il prossimo ( - 0,1 se confrontata con la previsione di aprile).
Presentando il suo rapporto, il Fondo monetario internazionale afferma che ''i rischi sulle prospettive sono sbilanciati verso il rallentamento, così com'era ad aprile. Un rimbalzo dei dazi effettivi potrebbe indebolire la crescita. L'elevata incertezza potrebbe iniziare a pesare in maniera più vigorosa sull'attività economica, anche mentre i termini per le trattative sui dazi scadono senza progressi consistenti o accordi permanenti".
Resta alta, comunque, l'incertezza su come le tensioni geopolitiche possano influire sulle catene di approvvigionamento globali e spingere al rialzo i prezzi delle materie prime. Comunque, nella sua analisi, l'FMI non ha inserito le considerazioni sull'accordo appena siglato tra Ue e Ue, anche se, nello scenario che aveva prefigurato, i dazi americani erano stimati ''attorno al 17%'', molto vicini a quel 15% dell'intesa.