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Ferrari rallenta a Londra: troppe tasse sui ricchi

Redazione
 
Ferrari rallenta a Londra: troppe tasse sui ricchi

Secondo quanto riportato dal Financial Times, Ferrari ha deciso di ridurre il numero di auto destinate al mercato britannico per contrastare il calo del valore residuo dei propri modelli di lusso. Una scelta strategica che arriva dopo la fuga di diversi clienti facoltosi dal Regno Unito, innescata dalle recenti modifiche fiscali e dall’abolizione dello status di non-dom, che permetteva di non pagare imposte sui redditi e sui beni detenuti all’estero.

Ferrari rallenta a Londra: troppe tasse sui ricchi

“Alcune persone stanno lasciando quel Paese per ragioni fiscali”, ha dichiarato al Financial Times l’amministratore delegato di Ferrari, Benedetto Vigna (in foto). “Posso dire che vediamo una stabilizzazione laggiù”, ha aggiunto, riferendosi al mercato britannico dopo la decisione di ridurre le allocazioni.

La mossa della casa di Maranello riflette gli effetti della stretta fiscale voluta dal governo britannico, che ha deciso di abolire il regime agevolato per i residenti non domiciliati e di aumentare la pressione sui redditi più elevati. La cancelliera dello Scacchiere Rachel Reeves ha però respinto l’idea di un esodo dei ricchi, sostenendo in un’intervista al Guardian che “questo è un Paese straordinario e la gente vuole vivere qui”, pur ammettendo che i più abbienti saranno tra i principali destinatari dei nuovi aumenti fiscali nel bilancio di novembre.

Il cambiamento normativo ha alimentato i timori che Ferrari potesse perdere una parte importante della propria clientela nel Regno Unito, con conseguente volatilità nei prezzi di rivendita delle vetture. Secondo fonti citate dal Financial Times, la casa di Maranello ha cominciato a limitare in modo significativo le forniture al mercato britannico circa sei mesi fa, proprio per contenere la pressione sul valore residuo dei veicoli.

Vigna ha sottolineato che il fenomeno non è dovuto soltanto al fattore fiscale: “Quando vendi un’auto nel Regno Unito, quella vettura non può essere rivenduta altrove per via della guida a destra. Ci sono molteplici fattori in gioco”, ha spiegato.

In altri mercati, il calo del valore residuo è stato accentuato dal crescente livello di personalizzazione dei modelli Ferrari, che rende più complessa la rivendita sul mercato dell’usato. Dati della piattaforma Auto Trader mostrano, ad esempio, che tra gennaio e ottobre il valore residuo della Ferrari Purosangue è diminuito del 12,2%, mentre quello della SF90 Stradale del 6,6%. Tuttavia, nelle ultime settimane i prezzi sembrano essersi stabilizzati.

Il valore di rivendita resta un indicatore cruciale del prestigio e della desiderabilità di un marchio: una Ferrari 296 GTB nuova, con prezzo base di 256.275 sterline, può oggi essere trovata usata per circa 189.000 sterline. La strategia di “scarsità controllata”, da sempre uno dei cardini del successo Ferrari, ha consentito al gruppo di mantenere margini operativi record, attorno al 30%. Tuttavia, il titolo a Piazza Affari ha perso circa il 17% nell’ultima settimana, dopo che l’azienda ha annunciato che i margini resteranno sostanzialmente invariati nei prossimi cinque anni.

Gli investitori guardano ora con attenzione alla capacità del Cavallino Rampante di mantenere l’elevato valore residuo dei propri modelli mentre amplia la gamma con vetture ibride ed elettriche. “La gestione della scarsità rimane la chiave del nostro successo”, ha ribadito Vigna agli analisti, confermando che la disciplina nell’offerta sarà essenziale anche nell’era della transizione tecnologica.

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