Dall’assassinio di Giulia Cecchettin sono state uccise 113 donne, una ogni tre giorni, quasi tutte ammazzate in famiglia o tra gli affetti, 62 da ex, mariti, fidanzati: lo dimostrano i numeri forniti dal Viminale: nei primi dieci mesi del 2023 e negli stessi di quest’anno il numero di femminicidi è spaventosamente identico ed evidenzia un’emergenza che raggiunge l’apice proprio nel mese dedicato alla sensibilizzazione contro la violenza sulle donne.
Femminicidi in Italia: 103 vittime dall'inizio dell'anno, una donna uccisa ogni tre giorni
Le associazioni attive sul fronte della difesa dei diritti delle donne sollevano dubbi sull’efficacia degli strumenti di contrasto e denuncia. "Pene e misure di prevenzione sono ancora poco incisive", afferma l’Associazione DDonna, sottolineando la carenza di case rifugio, centri di ascolto e supporto per le vittime, aggravata dalle ristrettezze economiche che lasciano senza risposta molte richieste d’aiuto. Spesso, infatti, l’assistenza è garantita solo per i casi più gravi, ma questo approccio rischia di rivelarsi insufficiente per affrontare il problema in maniera strutturale.
La necessità di promuovere consapevolezza e denuncia
Secondo le femministe, manca una cultura diffusa della denuncia e la lotta ai femminicidi rischia di ridursi a "sterili convegni" che, sebbene contribuiscano alla sensibilizzazione, non offrono soluzioni concrete e immediate a questa emergenza nazionale.
Le difficoltà del Codice Rosso e l’uso dei braccialetti elettronici
Sebbene il "Codice Rosso" preveda misure di emergenza, come i braccialetti elettronici per mantenere a distanza i partner violenti, l'applicazione di tali dispositivi è tutt’altro che semplice. Gli esperti segnalano frequenti problemi tecnici e una limitata disponibilità, che rende difficile garantire la sicurezza delle donne coinvolte. Ad oggi in Italia sono attivi 8.253 braccialetti elettronici, di cui 2.872 per casi di stalking, ma i limiti strutturali e i malfunzionamenti compromettono spesso l'efficacia di queste misure.
Riforme necessarie e un percorso ancora lungo
Le associazioni e gli operatori del settore sottolineano l’urgenza di rivedere e rafforzare le norme per garantire una tutela reale e duratura. La strada da percorrere resta in salita: solo con risorse adeguate, una maggiore consapevolezza sociale e un impegno istituzionale si potrà sperare in un cambiamento significativo, per dire finalmente basta a questa tragedia che, ogni tre giorni, spezza la vita di una donna in Italia.