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Fedez, da Rozzano alla patria dello stoccafisso: pecunia non olet...

Redazione
 
Fedez, da Rozzano alla patria dello stoccafisso: pecunia non olet...

Sì, è proprio lui. L'artista (per i suoi critici, definirlo un cantante è una simil-bestemmia e parlarne come di un rapper è come accostare Verdi ai neomelodici) che è partito da Rozzano per conquistare il mondo, protagonista di intemerate contro questo modo e quell'altro (ricordate il concertone del Primo maggio?) ora porterà le sue virtù canore in piazza, a Cittanova, cittadina calabrese che deve molta della sua fama attuale allo stoccafisso. Ma guai chiamarlo così lì, dove - così come a Reggio Calabria, Messina e Cittanova, altre ''capitali'' di questa pietanza -, si chiama pescestocco, che in fondo è la stessa cosa, ma ci dovremmo lanciare in analisi filologiche che non ci competono.

Fedez, da Rozzano alla patria dello stoccafisso: pecunia non olet...

Un cantante, quando si muove, segue motivazioni personali, a meno di non piegarsi anima, cuore e conto in banca, alle logiche del business, quello che dice ''segui i soldi'', ma non nell'accezione che ne diede Giovanni Falcone.
Segui i soldi e Fedez lo fa, come la maggior parte dei suoi colleghi, con pochissime eccezioni.

Ma questa volta a destare curiosità non è il fatto che il cantante-artista-rapper-ex marito di... si esibisca nella Citeriore Calabria di borbonica memoria, ma il cachet, che, dice Mowmag, un magazine che segue tutto quel che fa spettacolo, ammonterà alla discreta somma di centomila euro, oltre ad alcuni comodities (beni fungibili economici'', recita la definizione), come un menù minuziosamente declinato in ogni sua componente, compresi ''vini bianchi senza solfiti'' e pietanze all'insegna del biologico, per lui e l'allegra compagnia che si porta dietro.

Martedì, quindi, tutti in piazza a Cittanova dove Fedez si esibirà in occasione della ventiquattresima edizione della Festa nazionale dello Stocco, con un cachet interamente coperto da uno sponsor (quindi, niente soldi pubblici) che proprio del merluzzo che qualcuno, come il sito di un importante quotidiano, etichetta come salato e che invece salato non è.

E non è certo un caso, perché a Cittanova, come negli altri sancta santorum del pescestocco, questa pietanza è non un piacere, ma quasi una religione. Come sanno bene a Messina dove quello cucinato alla ghiotta è un piatto antichissimo e che fa parte della storia della città.
Ma queste, come Totò, sono quisquilie e pinzillacchere.

La cosa importante è che, pur capendo le buone intenzioni dello sponsor (diamo al popolo quello che vuole, dicevano gli imperatori romani presentando i crudeli riti del Colosseo), centomila euro sembra una somma enorme per sentire qualcuno che sembra ormai interessare i media solo per vicende che poco o nulla hanno a che fare con il suo essere artista, tra separazioni coniugali fatte a favore di telecamera, sbaciucchiamenti trasversali a Sanremo, flirt - veri, presunti, ipotetici - per vicende giudiziarie che hanno coinvolto le sue amicizie in ambito calcistico qualche scazzottata da bar di Caracas.

Sarebbe facile dire, a questo punto, che lo sponsor forse avrebbe potuto spendere in modo diverso (non stiamo dicendo migliore, ma in altra maniera) quei soldi e, senza volere dare lezioni di civismo che meritano ben altri interpreti che non noi, magari indirizzarli verso qualcosa che restasse alla comunità di Cittanova che, poche ore dopo l'esibizione di Fedez, stenterà - a dispetto dei giovanissimi e, in questa categoria, di quelli che amano il rap - a ricordare non una canzone, anche solo una strofa.

Magari, ma la buttiamo proprio lì, per acquistare una decina di defibrillatori oppure degli elettrocardiografi, ma anche soltanto attrezzare qualche stampa del futuro ospedale di Cittanova, in fase di progettazione.
Sì, ok, potrebbe essere qualunquismo di bassissima lega, che non deve essere il privato a sostituirsi al pubblico, ma per chi conosce lo stato delle strutture sanitarie del Sud d'Italia, dove le eccellenze non sono certo molte, alzare il livello delle prestazioni non sarebbe male. Anche perché non c'è paragone tra la caducità di un brano rap e la riconoscenza della gente.

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