Mentre il governo esulta per un presunto “record di occupazione”, un’analisi accurata condotta da Federcontribuenti getta una luce ben più cupa sull'effettivo stato di salute del Paese. L'occupazione cresce, sì, ma cresce anche la povertà. E questo, secondo l’associazione, non è che un paradosso allarmante, il segno inequivocabile che il mercato del lavoro italiano è malato e non garantisce più una vita dignitosa neppure a chi lavora.“Il numero di occupati può essere aumentato anche grazie a lavori precari o part-time, che non sono necessariamente indicatori di una crescita economica sana”, si legge nel report. “In parallelo, l’indice di povertà in Italia è aumentato, e questo significa che più persone stanno vivendo in condizioni di difficoltà economica”.
Allarme Federcontribuenti: precariato e povertà in crescita, Italia verso la stagnazione
Non è, dunque, tutto oro quello che luccica. Dietro i numeri celebrati dai vertici dell’esecutivo si celano occupazioni frammentate, malpagate, prive di tutele, che spesso non consentono neppure di coprire le spese essenziali. La povertà relativa, infatti, è raddoppiata, e non per una momentanea crisi, ma per un insieme strutturale di fattori che si stanno cronicizzando: precarietà, bassa remunerazione, inflazione galoppante.
“Ciò che accade in molte situazioni – spiega Federcontribuenti– è che l’occupazione non è sufficiente per garantire un reddito dignitoso. Il lavoro sotto costo è diventato una realtà in molte professioni, dove il compenso non è allineato al carico di lavoro e alle competenze richieste”.
Si lavora, dunque, ma senza prospettive, senza stabilità, senza un futuro. In questa fotografia, l’occupazione si trasforma da strumento di emancipazione sociale a prigione invisibile, una trappola fatta di turni infiniti e stipendi da fame. Il report punta il dito anche contro una disconnessione sempre più marcata tra le politiche pubbliche e la realtà sociale. “Uno dei problemi principali – si sottolinea nel report – è che le politiche economiche, sia a livello nazionale che europeo, non sembrano essere sufficientemente mirate a proteggerne i più deboli e a ridurre le disuguaglianze. Si sta cercando di stimolare l’economia con misure come gli sgravi fiscali per le imprese, ma queste politiche non si riflettono abbastanza sulle condizioni di vita quotidiane delle persone, specialmente delle fasce più povere e vulnerabili”.
Secondo Federcontribuenti, quello che emerge è un sistema che protegge il capitale e abbandona il lavoro, un sistema dove anche chi ha un impiego resta povero, esposto, in trincea. “Il fatto che ci sia una crescita dell’occupazione mentre cresce anche la povertà è un paradosso, che evidenzia come il mercato del lavoro italiano non riesca a garantire posti di lavoro ben remunerati”. Parole che evocano un malessere profondo, quasi esistenziale, che attraversa la società e si traduce in un malcontento diffuso, silenzioso ma pervasivo. Lavoratori sfruttati, giovani senza certezze, famiglie in affanno.
“Questa economia – osserva Federcontribuenti – potrebbe essere definita come una sorta di schiavitù moderna, in cui i lavoratori, pur avendo un impiego, non riescono a sopravvivere dignitosamente. Le politiche di austerità e l’approccio liberista in molte scelte economiche hanno creato una gabbia in cui molte persone, pur lavorando, si trovano intrappolate in una spirale di difficoltà economica, bassi salari, inadeguatezza delle pensioni e povertà crescente”.
L’immagine che ne emerge è quella di una società spaccata, dove il lavoro non è più un ascensore sociale, ma un ingranaggio che spesso schiaccia chi lo muove. Una società in cui i grandi attori economici – banche, assicurazioni, compagnie energetiche – prosperano, mentre chi fatica ogni giorno per sopravvivere è sempre più solo.
“Il quadro che si sta delineando – conclude la nota – è legato a un sistema economico che premia i grandi attori economici come banche, assicurazioni, grandi compagnie energetiche, mentre penalizza i lavoratori e le famiglie che vivono con difficoltà. La connessione tra extra profitti delle grandi aziende e povertà crescente dei cittadini è un riflesso di una disuguaglianza crescente che non può essere ignorata”.