Economia

Preview Fed: i dati macro non sembrano giustificare un taglio da 50 punti base

Jeffrey Cleveland, Chief Economist di Payden & Ryge
 

Gli ultimi dati sull'occupazione negli Stati Uniti, pubblicati lo scorso venerdì, mostrano un rallentamento della creazione di nuovi posti di lavoro. Considerando che si tratta di uno dei migliori indicatori in tempo reale dell’andamento dell’economia statunitense, può essere facilmente interpretato come segnale di un rallentamento dell’economia a stelle e strisce in generale. Nello specifico, la media trimestrale delle nuove buste paga è passata dalle circa 250.000 di inizio anno alle 114.000 di agosto. Ad ogni modo, per calcolare il tasso di disoccupazione, il rapporto pubblicato dal Dipartimento del Lavoro degli Stati Uniti ricorre ad un altro sondaggio, anche se meno ampio e affidabile, da cui emergerebbe come, dopo tre mesi consecutivi di aumenti, in agosto il tasso di disoccupazione sia finalmente sceso dal 4,3% al 4,2%, un livello che, seppur relativamente basso dal punto di vista storico, resta ancora lontano dai minimi del ciclo (3,4%). 

È vero, dunque, la crescita dei posti di lavoro è rallentata, ma il dato è ancora ben al di sopra dello zero, non indicativo di una recessione e abbastanza forte da mantenere una pressione al ribasso sul tasso di disoccupazione. Se però l’inflazione dovesse continuare a moderarsi, il rischio per la Fed è quello di rimanere restrittiva troppo a lungo, facendo inutilmente precipitare l’economia Usa in una fase recessiva. Il dato di venerdì va dunque contestualizzato e, verosimilmente, la maggior parte dei policymaker sarà ansiosa di procedere con il tanto sospirato primo taglio dei tassi d’interesse nel corso della riunione di settimana prossima. I dati macro, al momento, non sembrano giustificare un taglio da 50 punti base, nonostante il mercato obbligazionario continui ad attribuire a quest’ipotesi una probabilità molto elevata. Un’argomentazione a favore potrebbe essere data dal fatto che, in presenza di una politica monetaria restrittiva (con un tasso sui Fed Funds pari al 5,33%) e del timore di un ulteriore rallentamento del mercato del lavoro, i policymaker potrebbero decidere di calare tutte le carte, pur di tornare a un orientamento neutrale della politica monetaria.

Intanto, nel breve periodo, il mercato azionario è confortato da letture più morbide dell'inflazione, ma deluso dalla debolezza della crescita, come testimoniato dal calo registrato venerdì, a seguito del dato sull’occupazione di agosto. Gli occhi degli investitori sono puntati sulla pubblicazione dell’Indice dei Prezzi al Consumo di agosto, prevista per domani, che dovrebbe schiarire le idee dei policymaker. In particolare, se l’IPC core di agosto fosse aumentato dello 0,3% rispetto allo 0,2% del consenso, le attese del mercato per un taglio di 50 pb dovrebbero ridimensionarsi sensibilmente.

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