Ambiente & Sostenibilità

Le farfalle stanno perdendo i loro colori: quando la natura sbiadisce sotto l'impatto umano

Redazione
 
Le farfalle stanno perdendo i loro colori: quando la natura sbiadisce sotto l'impatto umano

Da sempre le farfalle incarnano l’essenza stessa della metamorfosi: quel miracolo naturale che trasforma un bruco rinchiuso nel suo bozzolo in una creatura alata di straordinaria bellezza. Simbolo universale di libertà e rinascita, messaggere di armonia tra cielo e terra, sembrano dipinte con una tavolozza che attinge direttamente dai sogni.

Le farfalle stanno perdendo i loro colori: quando la natura sbiadisce sotto l'impatto umano

Eppure, proprio questa magnificenza cromatica, che da milioni di anni racconta storie di adattamento ed evoluzione, sta oggi svanendo sotto la pressione delle attività umane, portando con sé un messaggio inquietante sul destino del nostro pianeta.

Una ricerca condotta in Brasile e rilanciata dal Guardian sta infatti documentando un fenomeno allarmante: il progressivo sbiadimento del mondo naturale. Il ricercatore e fotografo Roberto García-Roa, impegnato in questo progetto, sottolinea l’importanza di ciò che stiamo perdendo: ''I colori delle ali di una farfalla – spiega – non sono banali: sono stati progettati nel corso di milioni di anni''.

Quelle sfumature vivaci, dal rosso abbagliante al verde intenso, non rappresentano semplici ornamenti estetici, ma costituiscono strumenti vitali di sopravvivenza: servono ad attrarre i compagni, a comunicare, e soprattutto a confondersi nell’ambiente circostante per sfuggire ai predatori. La ricchezza cromatica delle foreste tropicali offre alle farfalle una molteplicità di nicchie ecologiche dove comunicare, mimetizzarsi e riprodursi con successo.

Tuttavia, quando gli esseri umani sostituiscono questi ecosistemi complessi con monocolture di eucalipto, il contesto cambia radicalmente. In queste distese monotone e semplificate vengono favorite le specie meno vistose, quelle capaci di rendersi anonime come l’ambiente che le circonda. L’uniformità diventa paradossalmente un vantaggio evolutivo in un paesaggio impoverito.

García-Roa descrive con efficacia il contrasto tra i due ambienti: ''Nella foresta tropicale ti senti vivo, tutto è selvaggio, non sai mai cosa troverai'', mentre ''quando arrivi in una piantagione di eucalipti è molto frustrante: senti che le cose non stanno accadendo come dovrebbero in un ecosistema naturale. Non ci sono animali e i suoni non sono come dovrebbero essere''.

Questa ricerca preliminare si inserisce in un filone di studi più ampio denominato “scolorazione”, che indaga come la distruzione degli habitat naturali stia alterando letteralmente i colori del pianeta. Le farfalle, tra gli organismi più colorati esistenti, rappresentano soggetti ideali per queste indagini: manifestano una straordinaria varietà cromatica in tutti gli habitat, reagiscono rapidamente ai cambiamenti ambientali e sono relativamente facili da monitorare sul campo.

Ma il fenomeno non riguarda solo una questione estetica. Tocca infatti funzioni evolutive cruciali. Come sottolinea Ricardo Spaniol dell’Università Federale del Rio Grande do Sul, si tratta di una tendenza preoccupante che coinvolge molteplici ecosistemi: le barriere coralline si sbiancano progressivamente, gli oceani assumono tonalità sempre più verdi e persino gli arcobaleni potrebbero diventare meno visibili nelle zone densamente popolate e inquinate.

''Persino il pianeta Terra stesso sta perdendo luminosità se visto dallo spazio. È davvero notevole e preoccupante quanto questi processi siano interconnessi e come ogni impatto si traduca in ulteriori conseguenze'', osserva Spaniol. Le indagini condotte nelle foreste e nelle piantagioni dello stato brasiliano di Espírito Santo, a nord di Rio de Janeiro, hanno portato finora all’identificazione di 21 specie nelle piantagioni di eucalipto contro le 31 presenti nella foresta naturale, sebbene rimangano ancora numerose specie da catalogare.

Maider Iglesias-Carrasco, dell’Università di Copenaghen e coordinatrice della ricerca, evidenzia come ''nelle piantagioni di eucalipto, le comunità di farfalle siano dominate da specie di colore marrone'', aggiungendo che pervade questi luoghi una ''sensazione generale di vuoto''.

Il fenomeno, in realtà, non è del tutto nuovo. Era stato osservato per la prima volta nel 2019, quando Spaniol e il suo team avevano scoperto che in Amazzonia essere colorati poteva trasformarsi in uno svantaggio. Dopo settimane trascorse nella foresta pluviale, i ricercatori avevano notato cambiamenti significativi nelle popolazioni di farfalle in relazione all’ambiente circostante, con una corrispondenza diretta tra condizioni dell’habitat e varietà cromatica.

''Le specie più colorate sono spesso le prime a scomparire localmente dopo la deforestazione, probabilmente a causa della perdita di vegetazione autoctona e della maggiore esposizione ai predatori. Questo rappresenta un processo accelerato di scolorimento nelle comunità di farfalle amazzoniche'', spiega Spaniol.

Nelle aree degradate sopravvivevano tipicamente farfalle dalle ali e dai corpi marroni o grigi, mentre nelle foreste preservate emergeva una straordinaria varietà di esemplari vivacemente colorati accanto a quelli più sobri. I ricercatori ammettono di non essersi aspettati uno schema così evidente e coerente, riconoscendo che questa scoperta ha dischiuso un nuovo campo di indagine su come la perdita di habitat possa modellare la diversità biologica.

''Scoprire che le foreste stanno perdendo i loro colori è stato spaventoso e rivelatore'', confessa Spaniol.
''È stato come scoprire una dimensione nascosta del modo in cui le specie rispondono ai cambiamenti ambientali, una dimensione rimasta invisibile fino ad allora, ma incredibilmente ricca''. La diminuzione della diversità cromatica potrebbe infatti segnalare l’erosione del funzionamento ecologico stesso degli ecosistemi. Le farfalle vengono considerate indicatori affidabili di tendenze più vaste riguardanti la biodiversità.

''Un declino nella loro diversità cromatica può riflettere una perdita di complessità negli ecosistemi nel loro complesso, con potenziali effetti a cascata su altri organismi e processi ecologici'', prosegue Spaniol. Le foreste monocolturali si estendono ormai su superfici enormi, dalla foresta pluviale amazzonica alla California, fino alla Spagna. Le piantagioni di eucalipto — tra le più diffuse al mondo e utilizzate per produrre pasta di legno, legname e carta igienica — coprono, secondo alcune stime, almeno 22 milioni di ettari a livello globale. I ricercatori non hanno ancora stabilito se l’impatto di queste piantagioni sia uniforme in tutto il pianeta.

García-Roa fa notare che ''le piantagioni di caffè e banane sono sempre verdi, e le persone associano il verde alla natura, ma non sono naturali''. Senza interventi mirati alla protezione degli habitat autoctoni e alla prevenzione di ulteriori perdite forestali, molte delle specie di farfalle più colorate ed ecologicamente specializzate rischiano di scomparire, lasciando spazio solamente a poche specie generaliste.

“Ciò significherebbe non solo una perdita di bellezza, ma anche l’interruzione di importanti interazioni ecologiche che dipendono dai segnali cromatici'', avverte Spaniol. Eppure, non tutto è perduto. Gli studi di Spaniol hanno rivelato che gli habitat forestali dell’Amazzonia in fase di rigenerazione da trent’anni, dopo essere stati utilizzati come pascolo per il bestiame, hanno manifestato un notevole incremento della diversità cromatica delle farfalle. ''Abbiamo ancora l’opportunità di ripristinare questo mondo colorato'', conclude il ricercatore, lasciando aperta una breccia di speranza per un mondo che, altrimenti, rischierebbe di restare solo in bianco e nero.

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