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Ex Ilva: esplode la rabbia dei lavoratori di Genova, occupato lo stabilimento di Cornigliano

Redazione
 
Ex Ilva: esplode la rabbia dei lavoratori di Genova, occupato lo stabilimento di Cornigliano

È stata dura la reazione dei lavoratori ex Ilva di Genova che, insoddisfatti dell'esito degli incontri in sede governativa sul futuro del gruppo, oggi hanno occupato simbolicamente lo stabilimento di Cornigliano, dopo l'annuncio di nuovi ingressi nel regime di cassa integrazione. Numero che i sindacati stimano in un migliaio.

Ex Ilva: esplode la rabbia dei lavoratori di Genova, occupato lo stabilimento di Cornigliano

I lavoratori hanno anche organizzato un corteo verso la stazione di Genova Cornigliano, dove, con l'istituzione di un presidio a oltranza, i sindacati vogliono dare la massima visibilità possibile alla vertenza.
Ai timori espressi dai sindacati sull'allargamento della platea degli operai in cassa integrazione hanno risposto i commissari straordinari di Acciaierie d'Italia, con una nota congiunta in cui affermano che ''non è previsto alcun aumento del numero di lavoratori in Cassa Integrazione rispetto alle attuali 4.450 unità. Qualsiasi affermazione relativa a un'estensione della Cassa di ulteriori 1.550 lavoratori è priva di fondamento".

Nella nota, i commissari hanno anche sottolineato che "la posizione è stata ribadita più volte durante la riunione e riportata nel comunicato ufficiale diffuso ieri da Palazzo Chigi, nel quale si conferma che 'non ci sarà un'estensione ulteriore della Cassa integrazione, accogliendo così la principale richiesta avanzata dagli stessi sindacati nel corso del precedente tavolo'".

Ma la precisazione non ha rassicurato i sindacati, decisi ad alzare il livello della protesta.
''Il piano del Governo porta alla chiusura della fabbrica con la conseguenza che a Genova abbiamo mille posti di lavoro a rischio, mille famiglie che rischiano di perdere il loro sostentamento e la fine della siderurgia nella nostra città e nel Paese'', hanno detto Armando Palombo, delegato Fiom Cgil della ex Ilva di Cornigliano, e Stefano Bonazzi, segretario generale Fiom Cgil Genova.

''Dal primo gennaio - hanno aggiunto - saranno in 6 mila a livello nazionale a trovarsi in cassa integrazione e dal primo di marzo chiuderanno tutti gli impianti. Chiediamo alle istituzioni locali di non stare in silenzio e di adoperarsi per contrastare la decisione del Governo e impedire la chiusura di Cornigliano''.

''La preoccupazione delle lavoratrici e dei lavoratori dello stabilimento ex Ilva di Genova - ha dichiarato Christian Venzano, segretario generale Fim Cisl Liguria - è nella risposta straordinaria a questo sciopero di 24 ore con centinaia di persone che hanno deciso di scendere in piazza. La proposta del Governo è inaccettabile, cosi si fanno pagare ai lavoratori gli errori che sono stati fatti con una gestione superficiale, quando l’obiettivo doveva essere il rilancio della siderurgia in Italia. L’unica certezza è una cassa integrazione che continua ad aumentare con un nuovo programma del governo che prevede lo spegnimento degli impianti , senza alcun orizzonte, senza alcun tipo di soluzione che garantisca una continuità produttiva anche a Genova dove c’è oltre un migliaio di posti di lavoro a rischio se non ci sarà finalmente una svolta altrimenti lo stabilimento di Cornigliano rischierà di esaurire gradualmente la sua capacità produttiva''.

Non hanno rassicurato i sindacati le precisazioni di Palazzo Chigi, secondo le quali la messa in cassa integrazione sarà finalizzata alla formazione, per dare ai lavoratori gli strumenti di conoscenza per potere essere impiegati nella produzione di acciaio con tecnologie ''verdi''.

Ma, per Rocco Palombella, esponente della Uilm, dal primo marzo "non ci saranno più 6.000 lavoratori in cassa integrazione, ma ci sarà la totalità dei lavoratori". Il sindacalista parla, quindi, di "disastro", appellandosi al senso di responsabilità di governo e istituzioni.

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