I risultati principali del 6° Rapporto Censis-Assogestioni, «Pragmatismo e progresso, la buona esperienza italiana. Risparmio, mercati, tecnologie: 5 anni di cambiamenti», presentato al Salone del Risparmio di Milano, che conferma il ruolo strategico della consulenza professionale e della cultura finanziaria per affrontare un contesto in continua evoluzione, evidenziano che l’84,5% degli italiani dispone di risparmi accumulati o ha ancora capacità di risparmiare, ma la fiducia nella liquidità come forma di protezione è in calo: il 70,2% dei risparmiatori non la considera più garanzia di sicurezza. L’inflazione degli ultimi due anni ha modificato l’approccio tradizionale, spingendo il 54,7% a mantenere solo una quota minima di denaro liquido e a destinare il resto a forme di investimento.
Gli italiani cambiano approccio al risparmio: meno liquidità, più investimenti, ma con cautela
Attualmente, il 46,9% degli italiani investe già in strumenti finanziari, il 29,3% intende farlo in futuro, mentre solo il 23,8% preferisce mantenere i risparmi in forma liquida. Si rafforza anche l’interesse per investimenti di medio-lungo periodo: la quota di chi guarda a orizzonti pari ad almeno cinque anni è passata dal 47,9% del 2022 al 60% stimato per il 2025. Tuttavia, l’88,1% dei risparmiatori si dichiara oggi ancora più prudente nella gestione delle proprie risorse a causa dell’incertezza generale.
Parallelamente, il 74,4% degli italiani ritiene importante mettere soldi da parte per il lungo termine, rinunciando alla spesa immediata. La componente progettuale del risparmio affianca quella precauzionale: per l’82,8%, il risparmio è uno strumento per realizzare obiettivi di vita. Il 79,5% lo considera funzionale alla costruzione di un futuro più sicuro, legato a pensione, salute o sostegno a figli e nipoti, mentre il 64,8% lo impiega per spese rilevanti come l’acquisto della casa o dell’auto.
Cresce anche l’attenzione verso i criteri Esg: il 63,3% investirebbe in strumenti sostenibili, in aumento rispetto al 52,5% del 2021. Il 22,8% degli italiani li indica come prima scelta, il 40,5% li apprezza pur non considerandoli prioritari.
Il risparmio resta però sotto attacco. Il 47,8% ha ricevuto, tramite social o chiamate, proposte ingannevoli relative al trading online rivelatesi poi truffe. Il 51,9% ha ricevuto messaggi sospetti per ottenere dati finanziari personali, e il 59,5% è stato esposto a pubblicità di piattaforme che promettono rendimenti elevati senza esplicitare i rischi.
In questo contesto, il ruolo del consulente finanziario assume crescente rilevanza: il 29,2% degli investitori si affida a un consulente, il 23,6% alla banca, il 18% agisce in autonomia, il 13% usa sia banca che consulente e il 7% si divide tra gestione autonoma e supporto esterno. I rapporti con i consulenti sono spesso consolidati: il 34,4% li frequenta da 3 a 5 anni, il 27,3% da oltre 10 anni. Il 31,9% investirebbe in piattaforme di trading solo con il supporto di professionisti fidati.
L’educazione finanziaria rappresenta un’altra leva rilevante: il 58,8% degli italiani è disposto a dedicare tempo all’accrescimento delle proprie competenze economiche. Il 62,5% dei giovani, il 63,7% degli adulti e il 47% degli anziani si dichiarano pronti a formarsi. Tra chi non è interessato, il 68,6% si affida comunque a un consulente.
Il pragmatismo prevale di fronte a offerte eccessivamente allettanti: l’81,9% diffida dei conti deposito con tassi irrealistici, il 79% delle app di trading con promesse di guadagni elevati, il 77,1% delle criptovalute gestite in autonomia, e il 79,9% evita di condividere dati sensibili su siti web.