Ambiente

I disastri naturali e l’inazione climatica: economia globale a rischio

Redazione
 

I disastri naturali stanno aumentando in Francia, in Europa e nel mondo, rappresentando una minaccia concreta per l’economia globale e per la sostenibilità delle imprese. Un rapporto realizzato dal Boston Consulting Group (BCG), in collaborazione con il World Economic Forum, analizza i costi dell’inazione climatica, evidenziando i rischi e le opportunità per le aziende. Basato su interviste a una ventina di amministratori delegati e direttori di grandi aziende, il rapporto sottolinea la necessità di un’azione immediata.

I disastri naturali e l’inazione climatica: economia globale a rischio

Amine Benayad, direttore associato di BCG, ha dichiarato: “I costi legati ai danni climatici sono più che raddoppiati negli ultimi due decenni, raggiungendo più di 1.000 miliardi di dollari tra il 2020 e il 2024. Sebbene la maggior parte delle aziende sia consapevole dei rischi climatici, fatica a tradurli in impatti commerciali misurabili. Eppure ci sono notevoli vantaggi nell’investire nell’azione per il clima, sia in termini di strategie di adattamento che di mitigazione. Di fronte a questa sfida, è urgente che i leader aziendali si assumano la responsabilità dei rischi e delle opportunità legati al cambiamento climatico”.

L’analisi pone in rilievo che, per mantenere l’aumento delle temperature sotto i 2°C, circa il 2% del PIL globale cumulativo dovrebbe essere investito in misure di mitigazione e l’1% in misure di adattamento, evitando così perdite pari al 10-15% del PIL globale entro il 2100. L’inazione, invece, potrebbe comportare gravi ripercussioni per le imprese. Secondo le stime, senza adeguati investimenti in adattamento, le aziende rischiano di perdere tra il 5% e il 25% del loro EBITDA entro il 2050, con conseguenze dirette su occupazione, catene di approvvigionamento e consumatori.

Le aziende che adottano strategie di adattamento e mitigazione possono beneficiare di un significativo vantaggio competitivo. Secondo il rapporto, gli investimenti in queste strategie potrebbero generare ritorni compresi tra i 2 e i 19 dollari per ogni dollaro speso. Tuttavia, le imprese che ignorano il cambiamento climatico rischiano ripercussioni economiche, come la perdita fino al 50% dell’EBITDA in caso di un’efficace implementazione del carbon pricing.

In uno scenario di transizione che rispetti la traiettoria degli 1,5°C, la maggior parte delle industrie potrebbe ridurre economicamente le proprie emissioni di carbonio di oltre il 50%. Inoltre, il mercato delle tecnologie verdi, destinato a crescere fino a 14.000 miliardi di dollari entro il 2030 (dai 5.000 miliardi attuali), rappresenta una straordinaria opportunità per le aziende. Settori come energie alternative, trasporti sostenibili e prodotti di consumo stanno registrando tassi di crescita significativi, delineando un panorama economico in rapida evoluzione.
Anche le tecnologie di adattamento stanno emergendo come un mercato cruciale: nuovi materiali da costruzione, tecnologie agricole resilienti e assicurazioni parametriche sono solo alcune delle innovazioni che stanno già attirando investimenti.

Pedro Gomez, membro del comitato esecutivo del World Economic Forum, ha sottolineato: “I rischi climatici si stanno intensificando e la finestra di azione si sta chiudendo. Questo rapporto mostra che affrontare queste sfide non significa solo proteggere le aziende dalle interruzioni, ma anche cogliere le opportunità di trasformazione. Lavorando insieme, i governi e le imprese possono trasformare il rischio climatico in un catalizzatore di innovazione, resilienza e prosperità”.

Il rapporto invita i leader aziendali a integrare i rischi climatici nelle loro strategie, trasformando le minacce in opportunità. La chiave risiede nell’adattamento e nella mitigazione, elementi imprescindibili per garantire la resilienza e la sostenibilità delle imprese in un mondo sempre più esposto ai cambiamenti climatici.

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