Economia

I dazi Usa gelano la ripresa del Pil italiano, Confindustria si attende una frenata dell'export e degli investimenti

Redazione
 
I dazi Usa gelano la ripresa del Pil italiano, Confindustria si attende una frenata dell'export e degli investimenti

Confindustria lancia l'allarme: la ripresa dell'economia italiana, registrata nei primi tre mesi dell'anni, è destinata ad arrestarsi a causa dell'incertezza prodotta dai Dazi Usa che comporterà una frenata dell'export e degli investimenti. L'associazione degli industriali ribadisce la sua preoccupazione per le guerre commerciali in atto affermando che "i dazi e le alterne decisioni dell’amministrazione Trump tengono alta l’incertezza e bassa la fiducia, frenando principalmente export e investimenti", dopo che il Pil italiano nei primi tre mesi del 2025 è cresciuto più del previsto mostrando un incremento dello 0,3%.

I dazi Usa gelano la ripresa del Pil italiano, Confindustria si attende una frenata dell'export e degli investimenti

Particolarmente a rischio è il comparto dell'industria, dove a marzo la produzione è aumentata dello 0,1%, chiudendo il primo trimestre con un recupero del 0,4% dopo cinque trimestre di calo. I dazi colpiscono principalmente l’industria e i primi dati di aprile, post-dazi, sono misti: il Pmi segnala che la flessione si è quasi esaurita (49,3 da 46,6), ma la fiducia scende per il secondo mese di fila, su valori bassi.

Un elemento di speranza comunque c'è: le minori attese di crescita, riducono il prezzo dell’energia, agevolando il taglio dei tassi in Europa. In particolare, il prezzo del gas in Europa continua a scendere attestandosi a 33 euro/mwh a maggio, da 50 a febbraio, restando comunque sopra i livelli del 2019 (14 in media); in ribasso anche l’elettricità, con il Pun a 88 euro/mwh dai 150, ma resta il divario con gli altri paesi europei. Anche il prezzo del petrolio è in calo, a riflesso delle attese di frenata della domanda globale: 62 dollari/barile a maggio, da 76 a febbraio.

Attesi inoltre ulteriori tagli ai tassi d'interesse europei. L’inflazione è alta negli Usa (al 2,3% in aprile) ed è attesa in crescita ulteriore per l’effetto dei dazi sui prezzi dell’import, cui si aggiunge la svalutazione del dollaro. È invece poco più bassa nell’Eurozona (2,2%), ma qui calerà per il ribasso energetico e il rafforzamento dell’euro. Ciò significa che la Bce proseguirà con i tagli dei tassi nel 2025 (già a 2,25%), mentre la Fed potrebbe restare in attesa, con tassi fermi a 4,5%. Questo stimolerà il credito per le imprese italiane (-1,1% annuo a marzo).

Attesi invece in calo gli investimenti, con gli indicatori mensili tutti orientati in negativo nei primi quattro mesi dell'anno. Infatti continua a diminuire la fiducia delle imprese, per il terzo mese di fila (91,5 in aprile, da 93,2), con un forte aumento dell’incertezza e i giudizi sugli ordini di beni strumentali pressoché stabili su bassi livelli, con un calo delle attese sui nuovi ordinativi, indizio di domanda debole.

Sui consumi, altra colonna portante del Pil, le indicazioni sono miste. Il proseguire della crescita dell’occupazione fornisce slancio al reddito reale delle famiglie in avvio di anni, ma il calo della fiducia a marzo-aprile potrebbe preludere a un nuovo aumento della propensione al risparmio. Le vendite al dettaglio si sono ridotte nel primo trimestre (-0,5%), mentre le immatricolazioni di automobili in Italia sono in lieve recupero (+2,7% annuo in aprile).

L'export, motore di sviluppo principale per il tessuto produttivo italiano, in particolare per le Pmi del Nord-Est, prima dei dazi era in ripresa con una crescita del 4,6% in valore nel primo trimestre: il Pmi sugli ordini manifatturieri esteri in aprile punta a una stabilizzazione, ma gli ordini del Pmi globale volgono in negativo (47,2), con una frenata in vista per l'Eurozona L’industria è trainata dalle esportazioni, anche grazie alle spedizioni anticipate per i dazi Usa. In aprile, l’export è ancora in crescita (+8,1% annuo) e il PMI manifatturiero resta in territorio positivo per il settimo mese (50,4), seppure in frenata. Tale rallentamento è legato al calo degli ordini esteri e della fiducia delle imprese. Ma l’allentamento per 90 giorni delle barriere con gli Usa potrebbe mantenere la dinamicità dell’export cinese nel second trimestre.

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