I mercati si basano su sensazioni, istinto e certezze. L'ultimo elemento, quelle delle certezze, sembra essere sparito a Washington, tra dichiarazioni contrastanti che stanno creando il caos sui mercati che cerca di interpretare segnali tra le tante dichiarazioni che sembrano volere contraddirsi l'una con l'altra.
Dazi: la confusione regna sovrana sotto il cielo di Washington
A tenere alto il vessillo della confusione è, manco a dirlo, lo stesso Donald Trump che, rispondendo ad una domanda precisa, se i suoi dazi siano negoziabili o destinati a restare, ha risposto, con una elegia al cerchiobottismo: ''Possono essere entrambe vere. Possono esserci tariffe permanenti e possono esserci anche negoziati perché ci sono cose di cui abbiamo bisogno oltre alle tariffe".
Una risposta-non risposta che ha acuito lo straniamento degli investitori, che non sanno più cosa possa accadere.
Per giorni la linea di Trump e e dei suoi collaboratori e consiglieri è stata quella di ribadire che i Paese raggiunti dalle tariffe possono fare qualcosa per salvarsi, ma senza fare capire cosa e in cambio di che.
Ieri il Segretario al Tesoro Scott Bessent ha dichiarato di essere stato incaricato di negoziare con il Giappone, mentre il consigliere commerciale della Casa Bianca Peter Navarro ha scritto un editoriale in cui afferma che le nuove politiche "non sono un negoziato".
Per la serie: chi ci capisce...
Bessent, attraverso una piattaforma social, ha riferito di una "discussione telefonica molto costruttiva" con le sue controparti giapponesi, avendo avuto da Trump, insieme al rappresentante commerciale degli Stati Uniti Jamieson Greer, il mandato di "aprire i negoziati per attuare la visione del Presidente per la nuova età dell'oro del commercio globale".
Navarro ha scritto sul Financial Times che Trump non avrebbe fatto marcia indietro sui dazi "reciproci" imposti alle nazioni che l'amministrazione considera i peggiori trasgressori nelle relazioni commerciali.
"Si tratta di equità, e nessuno può discutere su questo. Questa non è una negoziazione", ha scritto Navarro. "Per gli Stati Uniti, è un'emergenza nazionale innescata da deficit commerciali causati da un sistema truccato. Il presidente Trump è sempre disposto ad ascoltare. Ma a quei leader mondiali che, dopo decenni di imbrogli, stanno improvvisamente offrendo di abbassare le tariffe, sappiate questo: questo è solo l'inizio".
Da parte sua, il Segretario al Commercio Howard Lutnick, ha affermato che i dazi "resteranno in vigore per giorni e settimane" e che "questa è la politica", mentre il direttore del Consiglio economico nazionale Kevin Hassett si è vantato che 50 paesi si erano rivolti alla Casa Bianca per negoziare i dazi doganali.
Ieri, quindi, Trump ha dichiarato di essere aperto ad "accordi equi" con i leader stranieri che mettano "l'America al primo posto", ma che nel frattempo i dazi rimarranno in vigore.
"Otterremo accordi equi e buoni accordi con ogni paese. E se non ci riusciamo, non avremo più niente a che fare con loro. Non sarà loro permesso di partecipare negli Stati Uniti", ha detto.