La Corte dei Conti, nel corso dell’audizione davanti alle Commissioni Bilancio riunite di Camera e Senato, ha illustrato il proprio giudizio sul Documento Programmatico di Finanza Pubblica (DPFP) 2025, richiamando la necessità di mantenere equilibrio tra prudenza dei conti e sostegno alla crescita. I magistrati contabili hanno sottolineato che “la buona tenuta della finanza pubblica lascia spazi molto stretti per politiche espansive volte, nelle intenzioni del Governo, a sostenere la domanda interna e i redditi del ceto medio”, con interventi mirati su fisco, investimenti e sanità.
Corte dei Conti: crescita prioritaria, ma margini stretti per politiche espansive
Nel parere espresso in Aula, la Corte ha rimarcato che, pur in presenza di margini fiscali limitati, “la priorità nella manovra va data alla crescita”, indicando come centrali le misure destinate a rafforzare produttività, consumi e innovazione. Tali azioni, spiegano i giudici contabili, dovranno affiancarsi a interventi per il completamento degli investimenti infrastrutturali e al rilancio del sistema sanitario, con l’obiettivo di sostenere “il tessuto produttivo, economico e sociale del Paese”.
Il quadro macroeconomico delineato nel Documento, secondo la Corte, appare nel complesso appropriato, ma non privo di rischi: tra questi vengono citati il tasso di cambio, le tensioni commerciali legate ai dazi e l’effetto della penetrazione delle importazioni cinesi. La relazione sottolinea come “l’avverarsi di scenari sfavorevoli possa compromettere sensibilmente i percorsi di crescita” e rileva inoltre che la crescita prevista per il 2026 potrebbe risentire di un eventuale slittamento degli investimenti pubblici collegati al PNRR.
Il contesto geopolitico e la necessità di rafforzare la difesa rappresentano, per la Corte, nuove priorità di bilancio che impongono scelte prudenti. Per questo “la crescita per l’intero 2025 è stimata pari a quella acquisita”, segnalano i magistrati, che tuttavia evidenziano un segnale positivo sul fronte dei conti: “Grazie al buon andamento della spesa primaria netta, il deficit stimato al 3,3% ad aprile è ora proiettato al 3% nel 2025, agganciando una soglia cruciale per poter sperare nell’uscita dalla procedura per deficit eccessivo avviata nel luglio 2024 con un anno d’anticipo”.
La dinamica del debito pubblico appare anch’essa favorevole. Secondo la Corte dei Conti, “i positivi aggiustamenti derivanti dalla revisione dei dati Istat del marzo e del settembre 2025 esaltano le tendenze migliorative”, con un rapporto debito/PIL previsto al 134,9% nel 2024, quasi un punto sotto il livello indicato nel Piano strutturale di bilancio e quattro decimi di punto sotto la stima contenuta nel Documento di aprile. Un dato che rafforza la credibilità del Paese sui mercati e la tenuta complessiva del sistema finanziario nazionale.
Non mancano, tuttavia, osservazioni critiche. La Corte ha segnalato che il DPFP “conferma la scelta, non adeguatamente motivata, di non dar conto dell’andamento tendenziale del rapporto debito/PIL”, limitandosi alle proiezioni programmatiche, e ha auspicato che nei prossimi documenti il Governo offra una rappresentazione più completa dell’evoluzione del debito nel medio periodo.
I magistrati contabili, dunque, invitano a mantenere saldo il controllo della spesa, selezionando con rigore gli interventi da avviare. Solo una manovra coerente con gli obiettivi europei, spiegano, potrà “proseguire nel percorso di modernizzazione del Paese e di rilancio della produttività”, garantendo al tempo stesso la sostenibilità delle finanze pubbliche e la fiducia dei mercati internazionali.