Ambiente
Sulla conferenza di Baku si allunga l'ombra di Donald Trump
Redazione
È spettato al padrone di casa, il presidente azero, Ilham Aliyev, che ha fatto mostra di un sano pragmatismo, dire, in apertura della conferenza di Baku, che, sì, parlerà, discuterà, analizzerà, proporrà, ma tutti sanno che la lotta al cambiamento climatico passa per le decisioni che prenderà il futuro presidente americano Donald Trump che, in accordi e intese (che si traducono in vincoli) in materia climatica proprio non ci crede, guardando ancora ai combustibili fossili. Parole al miele per l'Azerbaijan, produttore di petrolio e gas che sostengono l'economia dell'ex Paese della galassia sovietica. In questa strana cornice, in cui tutti sembrano avere consapevolezza che i risultati della conferenza non cambieranno proprio nulla, a cominciare dagli obiettivi e dai loro sperati risultati, ha preso la parola Giorgia Meloni.
Il presidente del consiglio, ha ricordato gli obiettivi (limitare l'aumento della temperatura globale entro 1,5°C; triplicare la capacità mondiale di generare energia rinnovabile; raddoppiare il tasso globale di miglioramento dell'efficienza energetica entro il 2030) delle precedenti conferenza, dicendo che per raggiungerli non si può prescindere dalla ''cooperazione di tutti, a partire dai maggiori emettitori di gas serra, e un adeguato supporto finanziario''.
Sulla conferenza di Baku si allunga l'ombra di Donald Trump
''L'Italia - ha detto il presidente del consiglio - intende continuare a fare la sua parte. Stiamo già stanziando una quota importante del budget di oltre quattro miliardi di euro del nostro Fondo per il Clima all'Africa e continueremo a sostenere iniziative come il Green Climate Fund e il Loss and Damage Fund, oltre a promuovere il coinvolgimento delle Banche Multilaterali di Sviluppo. Ma è altrettanto prioritario che la decarbonizzazione tenga conto della sostenibilità dei nostri sistemi produttivi e sociali. Dobbiamo proteggere la natura con l'uomo al centro. Un approccio troppo ideologico e non pragmatico su questo tema rischia di farci deviare dalla strada del successo. La neutralità tecnologica è l'approccio giusto, poiché attualmente non esiste un'unica alternativa all'approvvigionamento di combustibili fossili''.
Nel suo intervento, Meloni ha fatto appello al realismo, sapendo che ''dobbiamo avere una prospettiva globale realistica. La popolazione mondiale raggiungerà gli 8,5 miliardi entro il 2030 e il PIL globale raddoppierà nel prossimo decennio. Ciò aumenterà il consumo di energia, considerando anche la crescente domanda di sviluppo dell'intelligenza artificiale''.
Giorgia Meloni ha quindi sottolineato che il mondo ha ''bisogno di un mix energetico equilibrato per migliorare il processo di transizione. Dobbiamo utilizzare tutte le tecnologie disponibili. Non solo le energie rinnovabili, ma anche gas, biocarburanti, idrogeno, cattura della CO2 e, in futuro, la fusione nucleare che potrebbe produrre energia pulita, sicura e illimitata. L'Italia è in prima linea sulla fusione nucleare. Nel quadro della nostra presidenza del G7, abbiamo organizzato il primo incontro del World Fusion Energy Group, sponsorizzato dall'Agenzia internazionale per l'energia atomica. Intendiamo rilanciare questa tecnologia che potrebbe cambiare le carte in tavola poiché può trasformare l'energia da un'arma geopolitica in una risorsa ampiamente accessibile''.
Il presidente del consiglio ha quindi rimarcato l'esigenza di una ''nuova diplomazia energetica per moltiplicare le opportunità di cooperazione tra il Nord e il Sud del mondo. I nostri destini sono interconnessi e dalle connessioni energetiche possiamo trarre grandi opportunità. Questo è il motivo per cui il nesso clima-energia è uno dei pilastri del nostro Piano Mattei per l'Africa, la strategia di cooperazione peer-to-peer che l'Italia sta perseguendo e che sono molto lieto di vedere l'Azerbaijan come Presidente della COP29 ha valorizzato come parte della Climate for Peace Initiative''.
Meloni ha ricordato le iniziative che, sotto la Presidenza italiana, il G7 ha promosso: Energy for Growth in Africa, per sviluppare infrastrutture per la produzione e distribuzione di energia verde; Adaptation Accelerator Hub, per supportare le nazioni più vulnerabili del mondo nei loro sforzi di adattamento e mitigazione dei cambiamenti climatici.
Avviandosi alla chiusura del suo intervento, Giorgia Meloni ha ammesso che ''come ogni COP, spetta a noi stabilire se sarà un successo o un fallimento. Sappiamo che potremmo non trarre personalmente beneficio dai risultati degli sforzi che stiamo facendo. Ma questa non è la cosa importante. Sono una madre e, come madre, niente mi dà più soddisfazione che lavorare per politiche che consentiranno a mia figlia e alla sua generazione di vivere in un posto migliore''.