Ambiente & Sostenibilità

COP29 a rischio fallimento: ancora nessun accordo sul nuovo fondo climatico

Redazione
 
COP29 a rischio fallimento: ancora nessun accordo sul nuovo fondo climatico

La COP29 in corso a Baku rischia di concludersi senza risultati concreti. L’obiettivo principale della conferenza è la creazione di un nuovo fondo per sostenere i Paesi vulnerabili nella lotta contro il cambiamento climatico, in sostituzione del precedente fondo da 100 miliardi di dollari stabilito dall’Accordo di Parigi, che scadrà il prossimo anno. Tuttavia, dopo una settimana di negoziati, le parti sono ancora lontane da un’intesa.

Il presidente della COP29, Mukhtar Babayev, ha espresso ieri la propria preoccupazione: “Lo stato delle trattative non è soddisfacente. Le parti non si stanno avvicinando a velocità sufficiente”. La conferenza, che si concluderà il 22 novembre, si trova in una situazione critica, mentre cresce l’urgenza di affrontare i costi sempre più elevati legati all’adattamento climatico.

Secondo Simon Stiell, segretario dell’agenzia ONU per il clima (UNFCCC), i costi dell’adattamento potrebbero salire fino a 340 miliardi di dollari l’anno entro il 2030 e raggiungere 565 miliardi l’anno entro il 2050. Stiell ha sollecitato un cambio di passo: “Basta col teatro, passiamo alle cose serie”.

Il ruolo del G20 e le aspettative sui finanziamenti climatici

Un possibile sblocco della situazione potrebbe arrivare dal G20 in corso a Rio de Janeiro. Antonio Guterres, segretario generale delle Nazioni Unite, ha esortato i leader mondiali a dare l’esempio, sottolineando l’importanza di trovare compromessi per salvare la COP29.

“I Paesi del G20 rappresentano l’85% del PIL mondiale e l’80% delle emissioni globali. La loro leadership è fondamentale per fare progressi su tutti gli aspetti dell’Accordo di Parigi: dalla finanza alla mitigazione, fino all’adattamento. Devono fornire un chiaro mandato per la COP29 e dimostrare il loro impegno nella lotta alla crisi climatica”, ha dichiarato Babayev.

A Baku, i negoziati mirano a stabilire una strategia per finanziare circa 1.000 miliardi di dollari l’anno in aiuti climatici per i Paesi in via di sviluppo. Questo denaro dovrebbe essere impiegato per costruire infrastrutture come centrali solari, sistemi di irrigazione e barriere contro le inondazioni.

Stiell ha ricordato l’importanza di agire con urgenza: “Non dimentichiamo che dietro questi numeri ci sono vite umane. La differenza tra sicurezza e disastri dipende dalle decisioni che prendiamo ora”.

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