Economia

L’Italia cresce piano, consumi ancora al palo

Redazione
 
L’Italia cresce piano, consumi ancora al palo
L’economia italiana resta solida, ma senza la spinta dei consumi. È quanto emerge dall’ultimo rapporto Congiuntura Confcommercio pubblicato oggi, nel quale l’Ufficio Studi dell’associazione stima per ottobre una crescita del Pil dello 0,2% su base mensile e dello 0,6% annua, con un andamento analogo a quello del terzo trimestre. Numeri che confermano un’economia stabile ma priva di slancio, appesantita da un contesto di fiducia debole e da una domanda interna ancora frenata.

L’Italia cresce piano, consumi ancora al palo

L’Indicatore dei Consumi Confcommercio (ICC) segna a settembre un modestissimo +0,3% su base annua, appena sufficiente a recuperare il calo di agosto (-1,1%). A livello tendenziale, i consumi restano fermi, invariata la spesa per i beni, mentre i servizi crescono dello 0,8%, trainati soprattutto da ristorazione, tempo libero, comunicazioni e benessere personale. In difficoltà restano invece mobilità, abbigliamento, calzature e alimentari.

La propensione al risparmio, nel secondo trimestre, si è attestata al 9,5%, segnale di un atteggiamento prudente da parte delle famiglie, che preferiscono accantonare piuttosto che spendere. “Gli ultimi mesi restituiscono l’immagine di un Paese che, pur in un contesto non privo di spunti positivi, ha visto affievolirsi le potenzialità di crescita, a partire dall’occupazione la cui dinamica è in netta frenata”, scrive l’Ufficio Studi. L’Italia, si osserva nel documento, “ha sprecato un’occasione: l’occupazione è sui massimi, il reddito reale disponibile cresce, l’inflazione è sotto controllo e i mercati finanziari mostrano fiducia, ma manca la fiducia delle famiglie”.

Sul fronte dei prezzi, la stabilità prosegue. A ottobre, Confcommercio stima una variazione nulla rispetto a settembre e un incremento annuo dell’1,6%, con un progressivo rallentamento anche per i beni alimentari e per i prodotti acquistati più frequentemente. L’inflazione contenuta, unita alla prevista riduzione del carico fiscale nella manovra 2026, potrebbe nei prossimi mesi contribuire a restituire slancio alla domanda interna.
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