Esteri

Il Canada si scusa con gli Inuit per la strage dei loro cani da slitta di 60 anni fa

Redazione
 
Il tempo non cancella le responsabilità. Forse le attenua, ma non le cancella di certo. Così, a distanza di decenni, il governo del Canada si è scusato ufficialmente con i nativi del nord della Provincia del Quebec per l'uccisione di massa dei loro cani da slitta avvenuta negli anni '50 e '60.
Un evento che devastò le comunità privandole della possibilità di cacciare e viaggiare.

Per ufficializzare il gesto, il ministro federale per le relazioni tra la Corona e gli indigeni, Gary Anandasangaree, si è recato a Kangiqsujuaq, nella regione di Nunavik, per presentare le scuse e ha promesso un risarcimento di 45 milioni di dollari canadesi (32,19 milioni di dollari).
Già nel 2019 il governo di Ottawa si era scusato con gli Inuit della regione di Qikiqtani, che comprende l'isola di Baffin, per gli effetti delle traumatiche politiche federali, tra cui la separazione delle famiglie e il massacro dei cani da slitta, noti come qimmiit.
"Oggi il governo del Canada ha accettato la responsabilità del suo ruolo in una terribile ingiustizia storica e ha espresso il suo profondo rammarico e le sue sincere scuse per i danni inflitti dal massacro di qimmiit nel Nunavik", ha affermato Anandasangaree.

Migliaia di cani da slitta furono uccisi dalla Royal Canadian Mounted Police (le Giubbe Rosse, la polizia federale del Paese) e da altre autorità negli insediamenti Inuit dalla metà degli anni '50 in poi.
Le squadre di cani da slitta erano parte integrante della cultura e delle tradizioni di caccia degli Inuit, in gran parte nomadi, consentendo rapidi spostamenti attraverso i vasti paesaggi ghiacciati dell'estremo nord del Canada. Erano anche fondamentali nella caccia alle foche e ai caribù.

L'ingiustificata uccisione dei cani da slitta ha causato insicurezza alimentare ed economica agli Inuit del Nunavik e ha comportato la perdita dei tradizionali modi di accesso alla terra, oltre a causare ferite emotive profonde e durature, ha affermato il governo in una nota. Privati dei cani, i nativi non potevano più spostarsi nel territorio e cacciare.
Nel 2006 una indagine interna alla Royal Canadian Mounted Police (polizia a cavallo canadese) non ravvisò alcuna irregolarità, sostenendo che il massacro dei cani era avvenuto nell'interesse della sicurezza pubblica.
Una ricostruzione storica che i rappresentanti degli Inuit hanno sempre contestato, paragonando l'uccisione dei cani allo spostamento delle famiglie in altre parti del Canada e l'obbligo di mandare i bambini in scuole residenziali.
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