Economia
Borse: male i mercati asiatici, con quelli cinesi delusi dal pacchetto di misure per l'economia
Redazione
Inizio di settimana negativo per i mercati asiatici, tutti in calo. Soprattutto quelli cinesi che hanno reagito con delusione all'annunciato pacchetto di misure con le quali il governo di Pechino ha detto di volere incentivare la stagnante economia. Il piano, che ha un ammontare equivalente a quasi 840 milioni di dollari, ha come obiettivo primario quello di tendere la mano alle amministrazioni locali soffocate dal debito. La misura, sebbene dai contenuti ingenti, viene considerata alla stregua di un salvagente pensato esclusivamente per i governi locali e che quindi, se non in maniera molto marginale, poco impatto avrà sull'economia. Peraltro i pochi segnali che giungono dall'andamento dell'inflazione (scesa a + 0,3% a ottobre rispetto al + 0,4% di settembre) non a certo alimentato la fiducia.
Borse: male i mercati asiatici, con quelli cinesi delusi dal pacchetto di misure per l'economia
Prova ne è che l'Hang Seng, il principale indice della borsa di Hong Kong, è sceso del 2,2% a 20.270,77, mentre lo Shanghai Composite ha perso lo 0,4% a 3.437,90.
In territorio negativo anche il Nikkei 225, indice di riferimento di Tokyo, che è sceso dello 0,4% a 39.347,79. L'indice australiano S & P/ASX 200 ha lasciato lo 0,5% a 8.252,70. Più accentuato il calo del Kospi della Corea del Sud, che ha perso l'1% a 2.534,82.
In chiusura di seduta di venerdì, l'S & P 500 è salito dello 0,4% a 5.995,54, la migliore performance settimanale dall'inizio di novembre 2023, riuscendo anche a superare, sia pure brevemente, quota 6.000. Il Dow Jones Industrial Average è salito dello 0,6% a 43.988,99, mentre il Nasdaq Composite ha aggiunto lo 0,1% a 19.286,78.
Sul mercato obbligazionario, i rendimenti dei titoli del Tesoro a lungo termine si sono abbassati.
Il rendimento del Treasury decennale è sceso al 4,30% venerdì dal 4,33% di giovedì sera. Ma è ancora ben al di sopra di dove era a metà settembre, quando era vicino al 3,60%.
Oggi, nelle contrattazioni energetiche, il greggio di riferimento statunitense ha perso 27 centesimi, attestandosi a 70,11 dollari al barile, mentre il Brent, lo standard internazionale, ha ceduto 21 centesimi, attestandosi a 73,66 dollari al barile.