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S&P: Commento di Sylvain Broyer sul 2024 e attese per il 2025

di Sylvain Broyer, Chief Economist EMEA di S&P Global Ratings
 
Come previsto, nel 2024 si è registrata una ripresa, che però resta soggetta a due sorprendenti anomalie.

La prima è la mancanza di una rinnovata fiducia. Sia che si guardi alle famiglie, alle imprese o agli investitori, la maggior parte degli indici relativi alla fiducia rimane al di sotto delle medie di lungo periodo. In effetti, la fiducia è diminuita dalla primavera del 2024, nonostante i miglioramenti registrati nell'economia europea, tra cui un'inflazione vicina al target della BCE, un'occupazione ai massimi storici e la ripresa del potere d'acquisto.

La maggior parte degli esperti di economia, noi compresi, concorda sul fatto che il PIL crescerà più rapidamente nel 2025 che nel 2024. Perché allora la fiducia è ancora bassa? Le ragioni sono da ricercare nelle politiche monetarie e fiscali ancora restrittive e in una crescita dei salari che supera la produttività e quindi mette sotto pressione gli utili aziendali. Inoltre, sebbene l'inflazione sia diminuita, le famiglie non ne hanno ancora percepito i benefici.

Tuttavia, le indagini evidenziano anche un nervosismo alimentato da fattori che esulano dalle forze economiche. Le piccole e medie imprese soffrono più per la burocrazia che per la concorrenza cinese. Le famiglie citano i timori legati alla coesione sociale. Entrambi ritengono che i decisori politici non riescano a risolvere i problemi attuali. Le radici di queste preoccupazioni affondano in profondità.

La seconda anomalia degna di nota riguardante la ripresa del 2024 è la coesistenza di un output gap negativo e di un unemployment gap positivo. Secondo le stime della Commissione europea e del Fondo Monetario Internazionale, l'anno prossimo il PIL si manterrà inferiore di 0,4 punti percentuali rispetto al PIL potenziale. Allo stesso tempo, il tasso di disoccupazione (6,3% in ottobre) è al livello più basso degli ultimi decenni e probabilmente al di sotto del tasso di equilibrio (cioè il livello di disoccupazione non accelerato dai salari, o NAWRU), che è stimato a circa il 7%. La stima del PIL potenziale e del NAWRU potrebbe essere problematica, ma la pressione al rialzo sui salari è evidente. Normalmente, la disoccupazione e l'output gap si muovono nella stessa direzione, quindi come possiamo spiegare questa anomalia? È opinione comune che le aziende abbiano aumentato la manodopera dopo la pandemia per compensare l'invecchiamento della forza lavoro e per coprire i dipendenti che si sono maggiormente assentati per malattia. Può essere vero, ma è una strategia che ha un costo per le aziende.

Takeaways: Riteniamo improbabile che queste anomalie persistano nel lungo periodo. Non è certo che la ripresa sia abbastanza forte da ripristinare la fiducia, ed è possibile che una fiducia debole possa ostacolare la ripresa, ad esempio se le famiglie continuano a risparmiare nonostante il calo dei tassi di interesse. Se la produttività non dovesse accelerare, nel 2025 la disoccupazione potrebbe aumentare più di quanto generalmente previsto.

2025: Tre punti di svolta in termini di politiche

Guardando al 2025, sembra esserci consensus sul fatto che la crescita del PIL possa rafforzarsi per effetto della continua crescita del reddito reale e che sarà meno frenata dai tassi di interesse. Il risultato potrebbe essere un aumento dell'1,2% del PIL dell'Eurozona nel 2025, rispetto allo 0,8% del 2024.

Tuttavia, questa previsione è offuscata da tre eventi che potrebbero portare a cambiamenti in termini di politiche:

1. Il cambiamento dell'amministrazione statunitense, che comporta una potenziale revisione delle politiche commerciali, migratorie e fiscali. La misura in cui le politiche promesse (o almeno discusse) dal presidente eletto Donald Trump durante la sua campagna elettorale saranno attuate rimane incerta, così come le tempistiche e la reazione dei partner commerciali degli Stati Uniti.

2. I recenti cambiamenti nella leadership dell'Unione europea, tra cui una nuova Commissione europea, una nuova presidenza a rotazione dell'UE e un nuovo presidente del Consiglio europeo. Questi cambiamenti aggiungono incertezza sulla misura in cui l'UE sarà disposta ad attuare le azioni previste dal rapporto Noyer sul risparmio, dal rapporto Letta sul mercato unico, dal rapporto Draghi sulla competitività dell'UE e dall'attuazione di potenziali nuove politiche di difesa.

3. Le imminenti elezioni tedesche, che sollevano interrogativi sul potenziale allentamento del freno costituzionale al debito del Paese e sulla composizione della coalizione di governo, anche se i sondaggi lasciano pochi dubbi sul fatto che la CDU/CSU, guidata da Friedrich Merz, uscirà vincitrice. Il manifesto della CDU/CSU, pubblicato nel 2024, è pro-europeo, favorevole alla deregolamentazione, all'aumento della spesa militare e all'uso dell'energia nucleare. Il partito ha inoltre tradizionalmente stretti legami con gli Stati Uniti (Merz ha presieduto per dieci anni l'associazione “Atlantik-Brücke” (Ponte Atlantico), che promuove i legami tra Germania e Stati Uniti).

Cosa monitorare: Considerando la possibile correzione delle anomalie economiche emerse nel 2024 e i potenziali cambiamenti a livello di politiche nel 2025, prevediamo che le economie e i mercati europei saranno soggetti a un'elevata volatilità nei prossimi 12 mesi.
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