Economia

Previsioni BCE: da un taglio a trimestre a uno a riunione

di Kevin Thozet, membro del Comitato Investimenti di Carmignac
 
La Banca Centrale Europea (BCE) sta vivendo tra speranze e timori: la speranza che la crescita potesse finalmente accelerare dopo cinque trimestri consecutivi con un PIL intorno allo 0%, il timore che l'inflazione persistente - in particolare nei salari – potesse limitare il ritmo della disinflazione. È accaduto il contrario.

Gli indicatori anticipatori (PMI) hanno sorpreso al ribasso, soprattutto in Germania e nel settore manifatturiero. Questo dipinge un quadro pessimistico e rende incerta la possibilità di una ripresa della crescita economica.

Anche l'inflazione ha registrato un calo inatteso, con i prezzi al consumo su base annua che sono finalmente scesi sotto il 2% nelle quattro principali economie della regione. I componenti più volatili - energia e beni alimentari - stanno sicuramente contribuendo a questo trend, così come l'inflazione di fondo. E, ad eccezione di Italia e Spagna, le aspettative di assunzione si stanno ridimensionando. Sembra probabile che le pubblicazioni dei dati sull'inflazione di fondo siano inferiori alle proiezioni della BCE.

Ciononostante, fattori stagionali ed occasionali (come le Olimpiadi in Francia) suggeriscono di prendere questi dati con cautela. I dati occasionali non creano però un trend. La dipendenza dai dati di Christine Lagarde suggerisce che la politica monetaria potrebbe cambiare e che, di conseguenza, il ritmo dei tagli ai tassi di interesse potrebbe accelerare.

Ci aspettiamo un ulteriore taglio dei tassi dello 0,25% nella riunione di questa settimana. Naturalmente, la BCE probabilmente confermerà un approccio "pragmatico e graduale". L'indicazione è che le decisioni di politica monetaria vengono prese riunione per riunione, in base all'evoluzione di crescita e inflazione. Tuttavia, i mercati obbligazionari guardano oltre e già anticipano un taglio dei tassi per ogni riunione della BCE fino ad aprile 2025. Il mercato prevede che il tasso sui depositi raggiunga il 2% nell'estate del 2025.

Una previsione che appare ragionevole date le condizioni attuali. Ma, come sempre, ciò che accadrà dopo resta oggetto di dibattito.

Se i mercati obbligazionari si aspettano tassi neutri tra il 2% e il 2,25% per il futuro prossimo, questi stessi mercati ci "dicono" che l'inflazione nell'eurozona dovrebbe attestarsi intorno all'1,75% nello stesso arco di tempo. In altre parole, i tassi reali (ossia i tassi di interesse nominali meno il tasso di inflazione) si muoveranno tra lo 0,4% e lo 0,5%.

Questa ipotesi è discutibile. Implica che la BCE potrebbe incontrare difficoltà nel mettere in atto una politica accomodante (qualora fosse necessaria) e ignora le problematiche strutturali europee, come la stima di una frenata fiscale al -0,5% del PIL nel 2025 e le intenzioni di stimolo della Cina orientate alla crescita interna.

Implicazioni per gli investimenti

Oltreoceano, le preoccupazioni sono che la politica monetaria si sia spinta “troppo in là, troppo in fretta”. Qui, invece, i timori sono che la BCE abbia fatto "troppo poco, troppo tardi".

Di conseguenza, i titoli di stato europei core, nel complesso, appaiono più attraenti rispetto alle loro controparti statunitensi.

Tra questi, riteniamo che le scadenze a 2-5 anni offrano il maggior valore, in quanto sono quelle che più verosimilmente riflettono un potenziale orientamento accomodante della politica monetaria, soprattutto in termini reali.

Questi strumenti integrano l'orientamento al credito nei portafogli, visti i buoni rendimenti offerti, compresi tra il 4,5% e il 6,5%. Ciò significa che il credito rimane un prevedibile driver di performance in un mondo in cui l'incertezza è ancora all'ordine del giorno.

Nella foto Kevin Thozet, membro del Comitato Investimenti di Carmignac
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