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Mutui e prestiti: cosa cambia con la vittoria di Trump in USA

di Mutuionline
 
I futures di Wall Street, il dollaro e anche Bitcoin. La reazione della finanza al successo di Donald Trump alle elezioni presidenziali è all’insegna dell’entusiasmo. Eppure, fino alla vigilia non vi erano stati grandi scossoni, con gli investitori che si erano mostrati abbastanza indifferenti alla possibilità che prevalesse l’uno o l’altro candidato. Pertanto, potrebbe essere proprio il fattore chiarezza espresso dalle urne, con il venir meno del rischio di contestazione, la vera ragione dei rialzi generalizzati a caldo. Ma, prescindendo dal breve termine, cosa attendersi dalle politiche di Trump e quali impatti potrebbero esservi – ovviamente in termini indiretti – per il mercato italiano dei mutui e per quello dei prestiti? Proviamo a capirlo.

Il programma economico di Trump

Maganomics è il neologismo utilizzato per indicare il programma elettorale di Trump, crasi tra lo slogan usato dal magnate ed ex-presidente, cioè “Make America Great Again” e -nomics che sta per “economics”. “È una vittoria storica, sarà l’avvio di una nuova età dell’oro per l’America”, è stata una delle sue prime dichiarazioni, quando è apparso evidente l’esito delle urne. Trump punta sulla capacità di riportare la produzione negli Stati Uniti, contrastando la globalizzazione e anche a costo di rovinare i rapporti con i partner storici, in primis sull’Europa. Ha promesso tagli alle tasse, alle regolamentazioni e ai costi dell’energia, accompagnati da una serie di dazi sull’import dall’estero. L’obiettivo è tassare del 10% tutte le merci in arrivo da oltrefrontiera, con la possibilità di salire al 20% o anche al 60% per quelle cinesi, con punte anche maggiori per settori come quello automobilistico.

L’ex Presidente ha inoltre annunciato la possibile introduzione di una “tariffa punitiva” del 100% sulle importazioni per quei Paesi che proveranno ad abbandonare il dollaro come valuta di riserva. Durante il suo primo mandato da presidente, Trump ha ridotto l’aliquota fiscale per le imprese dal 35 al 21% e ora promette di portarla al 15% purché la produzione sia localizzata entro i confini statunitensi. Una proposta in netto contrasto con il programma democratico, che puntava invece ad aumentare l’aliquota al 28% per le imprese e per chi dichiara redditi superiori al milione di dollari. Inoltre, ha garantito che rinnoverà gli sgravi fiscali sui redditi personali, eliminando anche le imposte su mance, straordinari e sussidi.
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