Economia

Moody’s alza il rating dopo 23 anni, l’Italia riconquista la fiducia dei mercati

di Redazione
 
Moody’s alza il rating dopo 23 anni, l’Italia riconquista la fiducia dei mercati

L’Italia torna a salire nella scala della credibilità finanziaria internazionale. Moody’s, una delle più autorevoli agenzie di rating al mondo, ha promosso il giudizio sul debito sovrano italiano da Baa3 a Baa2, riportando il Paese un gradino più in alto nell’investment grade e confermando l’outlook stabile. Un upgrade che non arrivava dal lontano 2002 e che certifica, dopo quasi un quarto di secolo, una ritrovata fiducia nella stabilità economica e politica della terza economia dell’eurozona.

La decisione deriva da un’Italia diversa da quella osservata negli ultimi anni dalle agenzie internazionali, un’Italia più solida nei conti pubblici, più rigorosa nella gestione del deficit e più convincente nell’attuazione delle riforme legate al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Moody’s premia chiaramente l’approccio di governo della premier Giorgia Meloni e, soprattutto, la linea di prudenza e disciplina contabile portata avanti dal ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, che ha subito commentato: "Siamo soddisfatti della promozione di Moody's, la prima dopo 23 anni. Un’ulteriore conferma della ritrovata fiducia in questo governo e dunque nell’Italia". Anche la Presidente Meloni ha aggiunto: "Accogliamo con grande soddisfazione l’upgrade di Moody’s sull’Italia, un risultato importante che non avveniva da 23 anni. Questo riconoscimento premia il lavoro serio e responsabile del nostro governo, frutto di scelte coerenti sui conti e di riforme strutturali, ma anche il lavoro e l’impegno delle nostre imprese e dei nostri lavoratori. Desidero ringraziare in particolare il ministro Giorgetti per lo sforzo costante e scrupoloso nella gestione dei conti. La promozione di Moody’s è una conferma della fiducia dei mercati non solo nel governo, ma nell’Italia tutta".

L’agenzia americana riconosce che l’Italia ha centrato, e in alcuni casi superato, molte delle milestone Pnrr, risultando tra i Paesi Ue più avanzati nella richiesta e nell’ottenimento delle erogazioni. Secondo Moody’s, la stabilità politica e la continuità delle politiche economiche stanno aumentando l’efficacia delle riforme, aprendo la prospettiva di ulteriori interventi di politica economica “oltre la scadenza del piano, prevista per agosto 2026”. Una prospettiva che, nelle previsioni dell’agenzia, dovrebbe consentire al debito pubblico di iniziare una graduale discesa dal 2027.

La promozione è anche un giudizio globale sul quadro macroeconomico. L’avanzo primario in crescita, la tenuta del sistema bancario, la solidità delle entrate fiscali e la chiusura di misure costose come il Superbonus hanno convinto Moody’s che l’Italia sta tornando su un sentiero strutturalmente sostenibile. Il deficit fissato al 3% del Pil nel 2025, con l’obiettivo di scendere sotto questa soglia e uscire con anticipo dalla procedura Ue per disavanzi eccessivi, rappresenta un ulteriore segnale di affidabilità.

La decisione di Moody’s chiude un anno straordinario per i giudizi internazionali sui BTP, reduci da una serie di sette miglioramenti: da S&P ad aprile a Fitch a settembre, fino ai recenti upgrade di DBRS, Kbra e Scope. Il rialzo dell’agenzia americana elimina inoltre una situazione anomala, poiché Moody’s era rimasta l’unica a considerare il debito italiano sul gradino più basso dell’investment grade.

Il risultato non passa inosservato in politica. Forza Italia parla di “notizia eccellente” e di “azione del governo premiata dai mercati”, rivendicando il ruolo del centrodestra nella stabilità del Paese. E gli osservatori internazionali sottolineano che, per la prima volta dopo anni, i fondamentali italiani vengono letti in chiave di potenziale crescita, non solo di rischio.

Moody’s avverte che la discesa del debito resta condizionata al mantenimento di una crescita robusta e di avanzi primari significativi. Ma per l’Italia si apre una finestra storica, dopo 23 anni la fiducia è tornata. E, se confermata dalle politiche dei prossimi mesi, potrebbe tradursi in minori costi per il debito e in attrattività crescente per gli investitori globali.

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