Il Bureau of Labor Statistics ha pubblicato i dati sull’inflazione relativa al mese di marzo negli Stati Uniti. L’indice dei prezzi al consumo (CPI) ha evidenziato, su base annuale, un rialzo del 2,4%, inferiore alle attese del mercato (fissate per un +2,5% a/a). Su base mensile il CPI ha mostrato una variazione del -0,1% (aspettative fissate per un +0,1%). L’indice core (ovvero esclusi energetici ed alimentari) ha mostrato una crescita del 2,8%, prima volta sotto al 3% dal marzo 2021 (previsioni del mercato al 3,0%). Su base mensile l’aumento dei prezzi core è stato pari allo 0,1%, inferiore alle stime del consensus (+0,3% m/m).
Le basse pressioni inflazionistiche aumentano le probabilità di una FED “dovish”, ovvero avere un atteggiamento molto più accomodante del previsto per sostenere la ripresa economica e il mercato del lavoro USA.
Questi dati hanno tuttavia contribuito ad un’ulteriore caduta del dollaro sui mercati valutari. Il biglietto verde risente dell’aumento delle aspettative di una possibile recessione negli States, della perdita di fiducia di molti investitori sulla stabilità dell’economia USA guidata da Donald Trump, del clima di incertezza sulle prossime mosse dell’attuale amministrazione in termini di dazi, sul deflusso di capitali dagli Stati Uniti verso altri lidi internazionali, sulla perdita dello status di “valuta rifugio”. Una FED più accomodante incrementa le vendite di dollari sui mercati valutari.
Il dollaro contro il franco svizzero perde oltre due punti percentuali, scendendo fino a 0,84, contro lo yen giapponese evidenzia un ribasso dell’1,70% a 140,40, contro l’euro oltre il punto percentuale (EUR/USD a 1,11). La crisi del biglietto verde si riflette anche sui mercati azionari statunitensi, con perdite superiore ai 2 punti percentuali. I movimenti del dollaro così forti al ribasso sono equiparabili, al momento, a quelli di una valuta di un mercato emergente e non della valuta dell’economia più forte al mondo. A nostro avviso, l’amministrazione Trump dovrà dare ulteriori chiarimenti sulle prossime mosse di politica economica per diminuire l’incertezza sui mercati ed eliminare le tensioni.