Ambiente & Sostenibilità
Luca Dal Fabbro: "Riciclo e cooperazione internazionale, le chiavi per la sovranità delle materie prime"
di Redazione

L’Italia può coprire fino al 66% del proprio fabbisogno di materie prime critiche con un investimento mirato di 2,6 miliardi di euro nella filiera del riciclo. È il dato più rilevante dello Studio Strategico sulle Materie Prime Critiche 2025, presentato da Iren e TEHA Group - The European House Ambrosetti a Ecomondo, e che ha visto protagonista Luca Dal Fabbro, presidente esecutivo di Iren.
Dal Fabbro ha delineato la sfida industriale e geopolitica del decennio: “Il percorso verso l’autosufficienza resta complesso, ha spiegato, perché l’Italia non dispone di riserve minerarie significative, ma può diventare un hub europeo per il riciclo e il recupero delle materie prime seconde”. Secondo il manager, la chiave sta nell’integrazione tra partnership internazionali strategiche e investimenti nell’economia circolare dei RAEE, due leve in grado di rafforzare la competitività industriale e ridurre la dipendenza da fornitori esteri.
Dal rapporto emerge una domanda globale di materie prime critiche in crescita dell’11% rispetto al 2021, destinata a salire di un ulteriore 34% entro il 2030, con l’intelligenza artificiale e i data center che potrebbero aggiungere un +10% di fabbisogno. La concentrazione delle catene di approvvigionamento è sempre più elevata, nel 2024, infatti, l’86% della raffinazione mondiale è controllata da soli tre Paesi, contro l’82% del 2020.
Per l’Europa, queste materie sono ormai vitali, abilitano 3,9 trilioni di euro di produzione, pari al 22% del PIL dell’Unione. Ma l’Italia è la più esposta tra le cinque principali economie europee, con il 31% del suo PIL, ossia 675 miliardi di euro, che dipende da settori che utilizzano materie prime critiche. “Una eventuale interruzione delle forniture, ha ricordato Dal Fabbro, metterebbe a rischio fino a 88 miliardi di euro di produzione industriale nel nostro Paese”.
Per il presidente di Iren, il Piano Mattei rappresenta l’occasione per costruire una nuova autonomia industriale, creando una filiera di cooperazione con i Paesi africani, dove il potenziale di recupero dei rifiuti elettronici supera 1,5 milioni di tonnellate l’anno. “Il Nord Africa, ha detto il presidente di Iren, può diventare un partner strategico per la valorizzazione delle materie prime critiche attraverso progetti di riciclo e trasformazione sostenibile, con un valore stimabile di 2,5 miliardi di euro”.
Il tema della “tassa RAEE” proposta dalla Commissione europea diventa così, nelle parole di Dal Fabbro, un simbolo del “costo del non fare”, un onere potenziale di 2,6 miliardi di euro l’anno che, se reinvestito nella filiera del riciclo, permetterebbe di coprire due terzi del fabbisogno nazionale di materie prime e valorizzare 1,7 miliardi di euro di materiali altrimenti dispersi.
Luca Dal Fabbro, figura di spicco nella transizione ecologica e industriale del Paese, interpreta così il ruolo di Iren come catalizzatore di innovazione sostenibile. “Le opportunità future, ha concluso, passano da due strade parallele e complementari: la cooperazione industriale internazionale e lo sviluppo dell’economia circolare. Solo investendo su entrambe potremo garantire all’Italia sicurezza economica, ambientale e strategica”.