Economia

Lavoro in Italia, tra benessere e incertezza cresce la voglia di cambiare: il 39% pensa di lasciare entro sei mesi

di WGR
 
Lavoro in Italia, tra benessere e incertezza cresce la voglia di cambiare: il 39% pensa di lasciare entro sei mesi
Cresce la percezione positiva del lavoro in Italia, ma anche il desiderio di cambiamento. È questa la fotografia che emerge dalla seconda edizione del Global Talent Barometer di ManpowerGroup, condotto su un campione di oltre 13mila persone in 19 Paesi. Secondo il report, il 66% dei lavoratori e delle lavoratrici italiane dichiara di avere una percezione complessivamente positiva della propria occupazione, un dato in crescita del 3% rispetto alla precedente rilevazione, ma ancora lievemente inferiore alla media globale del 68%.

Tuttavia, dietro l’apparente soddisfazione si nasconde una realtà più complessa: il 39% degli intervistati in Italia prevede di cambiare lavoro entro sei mesi, segno di un malessere latente legato soprattutto a stress, mancanza di opportunità di crescita e carico di lavoro eccessivo.

Uno degli indicatori che traina la percezione positiva è il benessere generale, che sale al 63% (+3%). Il 78% dei lavoratori italiani ritiene il proprio lavoro significativo e allineato con i valori aziendali (72%), e il 62% sente di ricevere supporto nel bilanciamento tra vita privata e professionale. Tuttavia, lo stress rimane una criticità diffusa: il 50% dei lavoratori lo sperimenta quotidianamente con livelli da moderati ad alti, in particolare tra i più giovani (Gen Z al 57%, Millennials al 56%). Per il 27% il carico di lavoro compromette l’equilibrio tra vita e lavoro.

L’indice di fiducia rivela un’Italia del lavoro dove i dipendenti si sentono preparati (90%) e ben equipaggiati (80%) per affrontare le proprie mansioni. Ma il divario tra capacità e opportunità si fa sentire: solo il 56% ritiene di poter ottenere concretamente una promozione, nonostante il 73% sia convinto di poter sviluppare nuove competenze. Un dato che segnala un problema di mobilità interna e prospettive a lungo termine.

La ricerca evidenzia un allarme nei livelli apicali: il 47% dei senior manager ed executive si sta preparando a un cambiamento forzato nei prossimi sei mesi, spesso a causa di ristrutturazioni o incertezze economiche. Eppure, la fiducia nella leadership resiste: il 59% dei dipendenti vede nei propri manager figure di supporto.

Per Anna Gionfriddo (nella foto), Amministratrice Delegata di ManpowerGroup Italia, “la soddisfazione professionale non va di pari passo con benessere e fiducia. Il divario si manifesta soprattutto nella fase intermedia della carriera, dove le opportunità di crescita sono più difficili da cogliere”. Da qui l’invito alle aziende a costruire ambienti di lavoro sostenibili, valorizzare il dialogo e offrire percorsi chiari di sviluppo.

Il miglioramento della fiducia (+5% rispetto al 2024) è trainato dalla percezione di maggiori opportunità di crescita (73%, +5%) e di carriera (56%, +3%). Per le aziende, la lezione è chiara: trattenere i talenti non si gioca solo sul benessere o sul salario, ma sulla capacità di offrire un futuro credibile e condiviso. In un contesto dove quasi quattro lavoratori su dieci pensano di cambiare impiego in tempi brevi, la strategia per la retention passa dall’ascolto attivo e da un investimento reale nel capitale umano.
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