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La Cina può superare il ciclone Trump, ma deve spingere sui consumi interni

Analisi a cura di Jean-Marie Mercadal, CEO di Syncicap AM (partecipata Ofi Invest)
 
La Cina può superare il ciclone Trump, ma deve spingere sui consumi interni

L’inizio della seconda amministrazione Trump è stato accolto come un game changer sulla scena globale. Che impatto ha avuto sulla Cina?

Il ritorno sulla scena di Donald Trump ha di fatto sconvolto l’ordine mondiale, sia da un punto di vista geopolitico, sia economico. Se però ci si concentra sulla Cina, il problema maggiore per il Dragone sono i dazi. Infatti, nel 2024 il paese ha realizzato un surplus commerciale di 1.000 miliardi di dollari, con un picco che si è realizzato attorno a dicembre, verosimilmente in previsione proprio dei dazi, che hanno spinto i player di mercato ad aumentare le loro scorte. Di questo surplus, 400 miliardi sono stati generati dagli scambi con gli Stati Uniti, dimostrando quanto l’economia cinese sia resistente alle tensioni geopolitiche. Tuttavia, si è osservata anche una maggiore diversificazione dei partner commerciali, come quelli compresi nella “Nuova Via della Seta”, così da ridurre l’esposizione all’aumento dei prezzi negli States.

In realtà, in questi primi mesi del 2025, le relazioni tra Trump e il presidente Xi Jinping non sono state aspre come ci si poteva aspettare prima dell’insediamento, con il primo che ha imposto dazi del 10% contro i prodotti provenienti da oriente, molto inferiori a quel 60% annunciato a inizio mandato e anche a quelli su Canada e Messico. In realtà, ci sono molte ragioni a sostegno di queste posizioni più moderate, come la sensibilità dei consumatori americani all’aumento dei prezzi imposti sui beni cinesi e anche le possibili ritorsioni di cui Pechino dispone e che avrebbe già iniziato a mettere in pratica, come possibili freni all’export di terre rare, essenziali per la produzione di device elettronici. Inoltre, la Banca Popolare Cinese si è anche riservata la possibilità di guidare una svalutazione dello yuan, qualora l’economia del paese fosse eccessivamente colpita dai dazi. Infine, non bisogna dimenticare che la Cina ha ancora 800 miliardi di dollari investiti in Treasury che potrebbero pesare sul mercato obbligazionario statunitense in un momento in cui Wall Street appare molto vulnerabile a un aumento dei rendimenti dei bond.

È per questo che l’azionario cinese ha vissuto un rally?

Dall’insediamento di Trump al momento in cui si scrive, l’indice MSCI China è cresciuto del 10%. Per fare un paragone, l’S&P 500 è cresciuto del 2% e il Nasdaq del 2,7%. La Cina, inoltre, è più attrezzata a combattere una guerra commerciale oggi di quanto non lo fosse nel 2018, alla luce anche del peso politico dei due player sullo scenario globale. Tuttavia, permangono anche opportunità di collaborazione che si potrebbero tradurre in uno scenario win-win. Per fare un esempio, le imprese cinesi possiedono le capacità industriali per proporre delle joint-venture alle controparti Usa e personaggi come Elon Musk, che hanno un ruolo di primo piano nel mercato dei veicoli elettrici, potrebbero fungere da catalizzatore.

Sul fronte dell’intelligenza artificiale, Pechino è finita su tutte le prime pagine dopo aver lanciato DeepSeek e il suo modello efficiente e poco costoso, R1. Ma anche Alibaba ha annunciato di aver fatto progressi con il suo modello Qwen2.5 Max, che sembra in grado di performare meglio di tanti competitor, e di molto, in numerose aree di applicazione, consentendo alle sue azioni di crescere del 39% YTD. Ciò a dimostrazione di quanto la Cina sia protagonista nel settore globale del tech, nonostante la difficoltà di accedere ai semiconduttori degli Stati Uniti.

Ma questa crescita quanto può durare?

Nel 2024, la Cina è riuscita a centrare l’obiettivo del 5% di crescita, ma i prezzi delle case – che rappresentano per quasi il 70% del patrimonio delle famiglie – è crollato del 30% rispetto al 2021. L’effetto sulla ricchezza è perciò alquanto negativo e non c’è da sorprendersi se la fiducia dei consumatori si attesti su livelli molto bassi, visti anche gli effetti delle norme introdotte nel 2021 e che la disoccupazione giovanile si attesta ancora attorno al 20%.

Per far fronte a questo scenario, le autorità hanno iniziato a prendere una serie di misure a partire dallo scorso settembre, basate soprattutto su tre pilastri: la ristrutturazione del debito nei bilanci delle amministrazioni locali, la stabilizzazione del mercato immobiliare e la spinta dei consumi interni. Lo scopo finale è quello di accrescere la fiducia e spingere i risparmiatori a investire più in azioni e meno nel real estate.

Una delle misure più importanti è stata l’aumento dei salari minimi in cinque regioni, con incrementi tra il 10% e il 20%. Nello Xinjiang, questo ha comportato un aumento da 1.540 a 1.750 yuan, e a Shangai, il salario minimo è arrivato a 2.690 yuan. Le autorità hanno anche emanato linee guida a tutela dei diritti di proprietà degli imprenditori, ma anche contro gli abusi di potere.

Quindi, quali sono le prospettive per l’economia cinese?

Ad oggi, la Cina è a un punto di svolta, con l’abilità del governo centrale di accrescere la fiducia dei consumatori che sarà determinante per le performance economiche future, le quali devono essere sempre meno dipendenti dalle esportazioni. Tuttavia, gli investitori dovranno rimanere prudenti e osservare come si evolveranno il contesto interno e il rapporto con gli Usa, dato che potrebbero avere conseguenze drastiche.

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