Prospettive a breve termine: le circostanze rimangono favorevoli all'oro, nonostante 3.000 dollari saranno una resistenza psicologica importante, anche se non dal punto di vista tecnico, e si stanno verificando prese di profitto. Le prospettive per l'argento per il momento sono meno costruttive di quelle per l'oro, in quanto riflettono le incertezze economiche. La continua mancanza di acquisti fisici da parte degli investitori privati riassume la cautela su questo mercato. Anche le medie mobili si stanno muovendo in uno schema negativo.
Gli elementi chiave da monitorare nei prossimi giorni sono numerosi. A febbraio la fiducia dei consumatori negli Stati Uniti è scesa solo a 98,3, perché le prospettive dei dazi continuano ad alimentare i timori di inflazione. Questi potrebbero non essere fondati ma sul mercato la percezione e il sentiment rimangono importanti e questo è un elemento a sostegno dell'oro anche se molto meno dell'argento. Nei prossimi giorni gli USA pubblicheranno una serie di indicatori economici: al momento l'indice dei responsabili degli acquisti nel settore manifatturiero (PMI) è risultato migliore del previsto (52,7). L'attuale debolezza dello yuan sarà oggetto di attenzione, poiché sta contribuendo a promuovere gli investimenti in monete e lingotti d'oro (in una certa misura a spese dei gioielli d'oro a causa della debolezza del sentiment dei consumatori nel Paese). I dati sull'inflazione dell'UE sono stati leggermente superiori alle attese, con un 2,4% su base annua e quella core al 2,6% su base annua, il che lascia un altro grattacapo alla Banca Centrale Europea.
Infine, i dati relativi ai NonFarm Payroll negli Stati Uniti, che erano stimati a +160k dopo i 143k del mese scorso, hanno deluso a 151k, il che potrebbe far salire le attese per un altro taglio da parte della Fed. Nel frattempo, la banca centrale USA sta conducendo la revisione quinquennale della strategia a lungo termine, che si occupa degli obiettivi di lungo periodo e della strategia di politica monetaria e prevederà l'importanza di mantenere invariato l'obiettivo del 2% di inflazione a lungo termine.
Per quanto riguarda i dazi, il Presidente Trump continua a sostenere che le minacce nei confronti di Canada e Messico sono volte a ridurre l'immigrazione e la questione delle importazioni di Fentanyl. Inizialmente aveva imposto dazi del 25% su entrambi i Paesi (ma del 10% sull'energia canadese), oltre a raddoppiare i dazi sulla Cina al 20%. Secondo quanto riferito, queste tariffe inciderebbero per circa 1,5 miliardi di dollari su base annua. Altri dazi sono attesi per aprile, una volta completati i periodi di indagine obbligatori.
Altrove, le tensioni sull'Ucraina continuano a farsi sentire, con l'Europa che ora cerca di fare fronte comune dopo gli spiacevoli sviluppi dell'incontro tra il Presidente Trump e Zelensky.
Nel complesso, il contesto è favorevole all'oro ma le recenti prese di profitto potrebbero dimostrare che tutto ciò è già stato prezzato.
Alcuni attori del mercato hanno utilizzato l'EFP per consegnare il metallo negli Stati Uniti prima del 20 gennaio, al fine di ridurre il rischio legato alle posizioni lunghe in caso di imposizione di dazi. A nostro avviso, i dazi su entrambi i metalli, in particolare sull'oro, sono improbabili, ma è comprensibile che alcuni operatori - o i risk manager (come nel caso della pandemia) - vogliano eliminare ogni possibilità di eventuali conseguenze nefaste.