Innovation
L’IA diventa infrastruttura, il 2025 segna il punto di svolta tra potere tecnologico e controllo dei dati
di Redazione

Il 2025 sarà ricordato come l’anno in cui l’intelligenza artificiale ha definitivamente cambiato natura, passando da tecnologia emergente a infrastruttura strategica globale. Non più solo software o algoritmi evoluti, ma un asset critico che intreccia chip, energia, data center, regolazione e geopolitica. È quanto racconta il primo white paper del Centro Studi Comtel Innovation, presentato da Comtel, che analizza l’AI come nuova spina dorsale dell’economia digitale.
Il rapporto “2025 - Intelligenza Artificiale in pillole” ricostruisce un anno di svolta, segnato da eventi che hanno accelerato in modo irreversibile la corsa globale all’AI. Dall’entrata in vigore dell’AI Act europeo ai processi di deregulation negli Stati Uniti, fino alla competizione industriale sulle infrastrutture, il baricentro si è spostato dalla qualità dei modelli al controllo delle risorse strategiche. In questo scenario si collocano operazioni simbolo come il progetto Stargate da 500 miliardi di dollari dedicato alle infrastrutture per l’AI, la crescita vertiginosa di OpenAI, arrivata a una valutazione di 300 miliardi di dollari dopo un round da 40 miliardi, e i risultati finanziari di NVIDIA, che ha registrato 57 miliardi di dollari di ricavi trimestrali, in aumento del 62% su base annua.
Il documento sottolinea come la vera partita non si giochi più soltanto sull’innovazione algoritmica, ma sulla capacità di presidiare le infrastrutture abilitanti: semiconduttori avanzati, disponibilità energetica, capacità di calcolo e sicurezza dei dati. Un cambio di paradigma che ha effetti diretti anche su settori ad alta sensibilità come sanità, difesa, cybersecurity e robotica, dove l’AI sta già ridefinendo processi, responsabilità e catene del valore. Emblematico il dato sui dispositivi medici, infatti oltre 150 soluzioni AI-enabled sono state approvate dalla FDA in un solo anno, a conferma di una trasformazione ormai strutturale.
Un capitolo centrale del white paper è dedicato all’Italia, che mostra segnali di accelerazione significativi. Nel corso del 2025, l’adozione dell’intelligenza artificiale tra le imprese è raddoppiata, passando dall’8,2% al 16,4%. Il mercato nazionale dell’AI viene stimato tra i 900 milioni e 1,2 miliardi di euro nel 2024, con una proiezione di crescita fino a 1,8 miliardi entro il 2027. Numeri che indicano un potenziale ancora in parte inespresso, ma anche una crescente consapevolezza del ruolo strategico dell’AI nel rafforzamento della competitività del sistema produttivo.
Secondo Carlo Nardello (nella foto), presidente di Comtel Innovation e docente di Digital Marketing alla Sapienza Università di Roma, il 2025 ha chiarito definitivamente che l’intelligenza artificiale non è più una questione etica o filosofica, né una sfida tra modelli migliori o peggiori. Il nodo centrale è capire chi guadagna terreno e chi rischia di perderlo in un contesto in cui il controllo delle infrastrutture tecnologiche determina il potere economico e industriale. Una lettura che si allontana da ogni retorica salvifica e punta a interpretare l’AI come fenomeno sistemico, con vincitori e vinti ben definiti.
In questa prospettiva si inserisce anche la strategia del Gruppo Comtel. Come evidenziato dall’amministratore delegato Fabio Lazzerini, la nascita del Centro Studi rappresenta un asset strategico per anticipare le trasformazioni del mercato digitale, supportare le imprese clienti e posizionare il gruppo come interlocutore qualificato sui temi dell’innovazione. Dopo lo studio sulle infrastrutture critiche digitali, il white paper sull’AI conferma un impegno continuativo nell’analisi delle tecnologie che stanno ridefinendo l’ecosistema industriale italiano ed europeo.
Secondo il rapporto presentato da Comtel, dunque, l’intelligenza artificiale non è più una promessa futura, ma una realtà infrastrutturale già operativa. Governarne lo sviluppo significa scegliere oggi come distribuire valore e competitività nei prossimi anni. E il 2025, in questo senso, rappresenta il punto di non ritorno.