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Kairos Partners SGR: Market Flash di martedì 19 Novembre 2024
di Alberto Tocchio, head of Global Equity and Thematics
L’indice SPX, lunedì scorso, è riuscito a chiudere di un punto sopra i 6.000: un livello che neanche il più ottimista degli economisti avrebbe immaginato a inizio anno. Il NDX è salito sopra i 21.000 punti, mentre il Dow Jones ha superato i 44.000. Stiamo parlando di performance molto buone. Per l’SPX, si tratta della migliore performance dal 1997. A livello di flussi, durante la settimana delle elezioni, si è assistito a un record di acquisti di ETF, in particolare nel settore finanziario, il più alto dai tempi dell’elezione di Trump nel 2016. Successivamente c’è stato un lieve storno, che non rappresenta un classico movimento da “sell the news”, ma piuttosto una sana correzione, come già avvenuto quattro volte quest’anno, seguita da un possibile ritorno al rialzo nelle settimane a venire.
Come menzionato nell’ultima puntata, il mercato statunitense era già arrivato carico alle elezioni. L’ulteriore spinta è derivata dal cosiddetto “Red sweep”, con un ampio margine di vittoria repubblicano che ha dato origine a una luna di miele per settori e fattori legati alla loro vittoria. Tra questi, la performance del dollaro, dei tassi e del Bitcoin, prima di un’inevitabile presa di respiro. I principali indici statunitensi hanno perso tra il 2% e il 5% dai massimi, complice la nomina della squadra di governo e, soprattutto, di una variabile chiave: i tassi. La vittoria di Trump e la sua politica protezionista stanno spingendo i tassi a medio-lungo termine verso l’alto, con il decennale vicino al 4,5%. Questo sta diventando un problema per alcuni segmenti azionari, inizialmente ritenuti beneficiari della sua vittoria. Inoltre, le valutazioni dell’SPX sono ora le più alte dal 2021. Altre variabili fondamentali, come il premio al rischio per l’azionario, sono negative per la prima volta dal 2002. Questo non indica necessariamente un segnale di vendita, ma prefigura rendimenti più bassi nel lungo termine.
Prima di analizzare i vari fattori in gioco, torniamo per un attimo alle elezioni. In California, i voti sono ancora in fase di conteggio, ma Trump si conferma il candidato più votato di sempre dopo Biden quattro anni fa. Questo evidenzia un periodo complesso per i governi in carica, caratterizzato da una forte insoddisfazione verso le istituzioni. Inflazione, immigrazione e globalizzazione sono temi cruciali che alimentano il cambiamento. I Democratici, probabilmente, hanno sofferto per la percezione di una mancanza di rinnovamento, un aspetto di cui Trump si fa portavoce. Durante il suo primo mandato, Trump aveva scelto figure di spicco di Wall Street e generali, con rapporti spesso conflittuali. Ora, invece, sembra privilegiare fedelissimi e candidature controverse, come quella del capo del Pentagono, di un’Intelligence simpatizzante di Putin, o del Ministero della Salute affidato a Robert Kennedy Jr., che ha destabilizzato il settore healthcare. Anche Elon Musk è stato coinvolto per il nuovo Dipartimento per l’Efficienza, con possibili drastici tagli al personale e l’eliminazione di regolamenti considerati ostacoli all’innovazione.
Il governo risulta quindi non solo forte nei numeri, ma anche dirompente nella sua composizione. In questo contesto, si attendono a breve annunci sui dazi. La narrazione prevede un abbassamento dei prezzi e l’espansione delle imprese locali, ma la realtà potrebbe differire. Nel cruciale settore tecnologico, dove materie prime e produzione provengono principalmente dall’estero, sarà necessario trovare compromessi.
Passando alle criptovalute, il Bitcoin è aumentato del 50% da fine settembre, alimentato dalla prospettiva di una vittoria di Trump, notoriamente favorevole a strumenti anti-sistema. Questa crescita è una pura espressione di liquidità, senza basi economiche, e beneficia della speculazione, con una correlazione diretta con i flussi di acquisto. I flussi, infatti, sono stati impressionanti. Gli acquisti di ETF hanno toccato livelli senza precedenti in tempi così brevi. La scommessa è che, sotto Trump, il Bitcoin possa ricoprire un ruolo di riserva strategica. Di contro, l’oro, dopo un forte rally, ha perso l’8% dall’inizio del mese. Tuttavia, è importante monitorare gli estremi movimenti speculativi.
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La scorsa settimana, Powell ha dichiarato che la forza economica attuale potrebbe rallentare i tagli dei tassi della Fed. Questa prospettiva è stata correttamente interpretata dal mercato, con attese di soli tre tagli entro la fine del prossimo anno, rispetto ai sette previsti un mese fa. Ciò spiega il movimento dei tassi e del dollaro, con il ritorno della retorica “higher for longer”, nonostante dati inflattivi ancora favorevoli, come il CPI della scorsa settimana. Altri dati macro, come i miglioramenti nel settore manifatturiero e le robuste vendite al dettaglio, sono positivi. Anche la fiducia dei CEO, grazie alle elezioni, è salita ai livelli più alti dall’annuncio dei vaccini Covid.
Fino ad ora abbiamo parlato della situazione tra gli Stati Uniti e l’Europa. È solo nelle ultime ore che si è visto un minimo recupero delle performance, perché a metà della scorsa settimana l’Europa aveva registrato la peggiore performance relativa agli Stati Uniti da inizio anno, penalizzata dalla forza del dollaro. Negli ultimi sei giorni, tuttavia, l'S&P 500 è salito del 12% rispetto all'Eurostoxx50. Le ragioni principali di questo rallentamento europeo sono legate alla debolezza dell’economia e alla domanda interna, soprattutto in Germania e Francia, dove l’incertezza politica persiste e i profit warning sono stati numerosi durante le ultime trimestrali. Inoltre, l’impatto delle politiche commerciali statunitensi e la debolezza dell’economia cinese aggiungono preoccupazioni, con stimoli economici che faticano ad avere effetti concreti. A tutto ciò si aggiungono le preoccupazioni geopolitiche legate al ruolo futuro della NATO.
Per il 2025, se alcuni di questi problemi dovessero risolversi, ci potrebbero essere opportunità di recupero delle performance, anche grazie a un possibile intervento della BCE. Se per la Fed la situazione appare più complessa, la BCE potrebbe agire con riduzioni dei tassi e stimoli economici che potrebbero essere premiati dai mercati.
Tuttavia, persiste l’incertezza sui dazi imposti dagli Stati Uniti, che potrebbero aggravare ulteriormente la situazione, soprattutto in settori come l’auto, già in difficoltà. La crisi politica in Germania, che segue la vittoria di Trump, potrebbe anche influire sulla stabilità europea. Per contrastare l’egemonia degli Stati Uniti, l’Europa necessita di governi più forti e riformisti, e di un consolidamento europeo che potrebbe emergere solo in momenti di difficoltà.
L'Europa si trova in una posizione di posizionamento particolarmente basso da parte degli investitori globali. I multipli sono quasi la metà di quelli degli indici statunitensi, e le società europee di alta qualità sono trattate con sconti significativi rispetto ai loro pari americani. Non significa che ora sia il momento di acquistare l’Europa a occhi chiusi, ma in un portafoglio globale bilanciato, potrebbe essere utile aumentare selettivamente l'esposizione, mantenendo comunque gli Stati Uniti come leader. Un’area che ha suscitato interesse recentemente riguarda i settori e le aziende che potrebbero essere coinvolte nella ricostruzione in Ucraina, con la speranza che la nuova amministrazione statunitense possa cercare una conclusione del conflitto. Questo conflitto, che dura da oltre 1000 giorni, ha accentuato ulteriormente il rallentamento in Europa.
Infine, invito a rileggere l’ultimo rapporto di Draghi sull’economia europea, che offre una linea guida su come uscire dalla situazione attuale. Senza cooperazione e un bilancio comunitario, sarà difficile farcela. È il momento di rimboccarsi le maniche e provarci.
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Con solo sei settimane alla fine dell’anno, non sarà un periodo noioso. In arrivo ci sono dati macro importanti, tra cui i Payrolls di novembre, che ci diranno se la forza lavoro è in ripresa dopo il calo del mese scorso, dovuto agli scioperi e agli uragani. Anche se le trimestrali stanno per concludersi, domani sera i numeri di Nvidia potrebbero influenzare il sentiment sul tema dell'AI, in particolare con i dati sulla domanda dei processori Bleckwell. Il movimento atteso potrebbe essere significativo, con una volatilità implicita che prevede un movimento del + o - 8%. L'attenzione a fine anno si concentrerà probabilmente sulla rotazione dei settori, con il Momentum factor che sembra stanco dopo un rialzo del 50% dall'inizio dell’anno. Dicembre, solitamente, è un mese di rotazione, ma bisognerà fare i conti con i tassi di interesse. Un aumento dei tassi potrebbe penalizzare le valutazioni azionarie e rallentare l'allargamento della partecipazione al mercato, che si è visto nelle ultime settimane.
Da osservare anche il settore software, che ha sovraperformato la scorsa settimana nonostante l’aumento dei tassi, con un rialzo dell'8% rispetto al settore dei semiconduttori. Le valutazioni sono interessanti e le trimestrali sono state positive, ma la variabile tasso rimane cruciale.
Infine, va notato che Warren Buffett ha continuato a vendere azioni, aumentando la quota di cash nella Berkshire Hathaway, portandola al 28% degli asset, il livello più alto in oltre 30 anni. Ha ridotto l'esposizione azionaria da otto trimestri consecutivi, investendo principalmente in Treasury a breve termine e mantenendo una consistente riserva di liquidità. Anche prima delle crisi del 2001 e del 2008, aveva aumentato la quota di cash, ma mai a questi livelli.