Economia
Intesa Sanpaolo investe 10 miliardi nell’agroalimentare: parte da Firenze il ciclo Agri-Talk, 1,5 miliardi al vino italiano
di Demetrio Rodinò

Un nuovo impegno da 10 miliardi di euro per potenziare le filiere agroalimentari italiane, con un’attenzione speciale al comparto vitivinicolo: è questo il messaggio lanciato da Intesa Sanpaolo nel corso del primo incontro del ciclo Agri-Talk, svoltosi a Firenze il 7 giugno. La banca ha destinato 1,5 miliardi di euro alla sola filiera del vino, parte integrante dell’intervento annunciato all’interno del piano complessivo da 410 miliardi a supporto delle iniziative legate al PNRR.
Con l’obiettivo di rafforzare la competitività del Made in Italy, Intesa Sanpaolo ha avviato questo percorso sul territorio attraverso la Direzione Agribusiness, che serve oltre 80.000 aziende del settore. Un comparto strategico che nel 2024 ha generato 81 miliardi di euro di valore aggiunto – pari al 4,1% dell’economia italiana – e 1,43 milioni di occupati (5,4% dell’occupazione nazionale), con export record di 67,5 miliardi, in crescita dell’8,3% rispetto al 2023.
“In uno scenario complesso segnato da cambiamenti climatici, nuovi consumi e transizione digitale, vogliamo offrire risposte concrete alle imprese – ha dichiarato Massimiliano Cattozzi (nella foto), Responsabile Agribusiness di Intesa Sanpaolo –. Il nostro obiettivo è consolidare il posizionamento competitivo delle eccellenze italiane”.
Il piano da 10 miliardi si articola su quattro direttrici strategiche:
• Espansione internazionale: affrontare nuovi mercati, dazi e instabilità geopolitiche;
• Crescita dimensionale: favorire operazioni di M&A e consolidamenti in Italia e all’estero;
• Innovazione e sostenibilità: investire in impianti, tecnologie, tracciabilità e resilienza climatica;
• Qualità e continuità aziendale: supportare il passaggio generazionale e la fidelizzazione del consumatore.
Il format Agri-Talk, presentato proprio a Firenze, sarà replicato su tutto il territorio italiano con focus dedicati alle filiere olivicola, lattiero-casearia, ortofrutticola e carni.
Il settore vitivinicolo, che coinvolge 7.000 imprese clienti di Intesa Sanpaolo (di cui l’84% piccole realtà), riceverà 1,5 miliardi per sostenere investimenti in tutte le fasi della produzione, dalla coltivazione alla commercializzazione.
Nel 2024, l’Italia ha riconquistato il primo posto mondiale nella produzione di vino con 44 milioni di ettolitri (+15% rispetto al 2023). L’export ha raggiunto 8,1 miliardi di euro, trainato dagli USA (+10,2%), seguiti da Germania e Regno Unito. Tuttavia, il settore è chiamato a rispondere a nuove sfide, come la frammentazione dimensionale (35% delle aziende sotto i 5 ettari), il ricambio generazionale (solo il 5% guidato da under 40) e la minaccia climatica, che impone una revisione delle colture e un ripensamento dei modelli produttivi.
L’Italia vanta 80 vitigni autoctoni che coprono il 75% della produzione nazionale, un patrimonio che si traduce in 528 certificazioni DOP/IGP, il numero più alto d’Europa. Tuttavia, le tensioni commerciali con gli USA – che assorbono un quarto delle esportazioni italiane – impongono alle aziende nuove strategie: il 50% valuta mercati alternativi, un terzo pensa ad aprire sedi locali negli USA, e molti stanno anticipando le spedizioni per mitigare gli effetti dei dazi.
Nel primo trimestre 2025, le esportazioni italiane verso gli USA sono cresciute del 12,5% in valore, superando Francia (+11,4%) e Spagna (+3,2%). Ma emergono anche segnali di allerta: il cambiamento climatico sposta le aree viticole verso nord e mette a rischio le regioni del Sud Italia.
Dalla digitalizzazione dei vigneti all’adozione di vitigni resistenti, l’innovazione sarà decisiva. Intesa Sanpaolo individua l’enoturismo e l’apertura a nuovi mercati – come la Cina, dove il dominio francese è ancora forte – come leve per stimolare i consumi.
Il progetto Agri-Talk proseguirà nei prossimi mesi coinvolgendo imprese, consorzi e operatori del settore. Intesa Sanpaolo punta a rafforzare una delle eccellenze italiane più riconosciute al mondo, investendo nella resilienza, nella qualità e nel valore culturale dell’agroalimentare.