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Il giorno della libertà: trentasei anni dopo la caduta del muro, l'Italia ricorda l'alba di una nuova europa

di Redazione
 
Il giorno della libertà: trentasei anni dopo la caduta del muro, l'Italia ricorda l'alba di una nuova europa
Il 9 novembre 1989 non è solo una data scolpita nei libri di storia, è il giorno in cui il mondo vide crollare il simbolo più brutale dell'oppressione comunista, la divisione fisica e ideologica nota come Muro di Berlino. Trentasei anni dopo, l'anniversario della sua caduta continua a risuonare, celebrato in Italia come "Giorno della Libertà" e ricordato dalle massime istituzioni per il suo significato indelebile di riscatto e democrazia.

Le principali cariche dello Stato italiano e dell'Unione Europea hanno voluto rimarcare, tramite i social network, l'importanza di questa ricorrenza.

La Premier Giorgia Meloni ha sottolineato come il 9 novembre non sia solo l'abbattimento di un muro che "aveva diviso la Germania in due sotto la morsa del comunismo", ma racconta il momento in cui "migliaia di persone, unite e legate dallo stesso desiderio, avevano dato inizio a una nuova alba e a un nuovo giorno con la riconquista della libertà, della speranza e della democrazia". La Presidente del Consiglio ha quindi ricordato l'istituzione del "Giorno della Libertà" (Legge n. 61 del 2005), invitando a rinnovare "quella stessa speranza e voglia di libertà".

Di "bellissima sensazione di libertà" parla anche il Vicepremier e leader della Lega, Matteo Salvini, che rammenta l'evento da un punto di vista personale: "Avevo 16 anni, frequentavo il liceo classico 'Manzoni' a Milano. Ricordo quei giorni e quella bellissima sensazione di libertà: giovani e anziani insieme, a demolire i muri della schiavitù e del comunismo".

Il Presidente del Senato, Ignazio La Russa, ha celebrato "il giorno in cui crollò la terribile dittatura comunista", mentre il Presidente della Camera, Lorenzo Fontana, ha ribadito che l'evento ha segnato "una vittoria della libertà, simbolo nella memoria di tutti" .

Dalle istituzioni europee, la Presidente del Parlamento Europeo Roberta Metsola ha esortato a trasformare la lezione storica in un'azione futura: "Dalla divisione all'unità. Dai muri alla libertà. Dalle barriere ai ponti. Oggi, quello stesso spirito deve guidarci mentre continuiamo a costruire un'Europa di pace".

Ciò che rese la caduta del Muro così improvvisa e inebriante fu una fatale combinazione di errore burocratico e coraggio popolare.

La sera del 9 novembre, il membro del Politburo della Germania Est, Günter Schabowski, annunciò in conferenza stampa l'imminente revoca delle restrizioni sui viaggi. Il piano del governo prevedeva una procedura lenta e burocratica per i visti, da far partire solo il giorno dopo.

Tuttavia, Schabowski - impreparato e frettoloso - fraintese le istruzioni e, rispondendo alla fatidica domanda del corrispondente italiano dell'ANSA, rispose che le nuove regole sarebbero entrate in vigore "immediatamente, senza indugio."

L'annuncio scatenò una folla inarrestabile che si riversò al checkpoint di Bornholmer. L'ufficiale capo in servizio, Harald Jäger, messo di fronte a una moltitudine crescente che non poteva più contenere, prese da solo la storica decisione di aprire il varco, dando il via all'abbraccio tra le due Berlino.

Quello che oggi identifichiamo come Muro era in realtà un complesso sistema di fortificazioni che circondava completamente Berlino Ovest, estendendosi per 155 km. Il cuore di questo sistema era la famigerata "Striscia della Morte" (Todesstreifen): uno spazio che, nei suoi 150 metri di estensione massima, non conteneva solo i due muri paralleli, ma anche fossati anticarro, più di 300 torri di guardia e guardie armate con l'ordine di sparare per uccidere.

Il suo scopo era chiaro: non tenere fuori gli altri, ma imprigionare i propri cittadini. Si stima che circa 5.000 persone riuscirono a fuggire attraverso tunnel, mongolfiere improvvisate e nascondigli segreti, ma centinaia, forse migliaia, furono uccise o catturate nel tentativo.

Nonostante la gioia popolare del 9 novembre, la caduta fisica del Muro fu un processo molto più lungo. Quella notte, i cittadini armati di martelli e scalpelli rimossero segmenti e crearono varchi, ma la maggior parte della struttura rimase in piedi.

La demolizione ufficiale del Muro di Berlino iniziò solo nell'estate del 1990. Ci vollero quasi due anni per rimuovere tutte le fortificazioni intorno alla città e la Germania fu ufficialmente riunificata il 3 ottobre 1990, oggi celebrato come il "Giorno della Riunificazione".

Oggi, rimangono meno di 1,5 km di Muro, un potente memoriale sparso in diversi siti. Oltre 40.000 sezioni riciclate in materiali da costruzione, mentre altre centinaia sono state vendute all'asta e si trovano in luoghi insoliti in tutto il mondo: dai Giardini Vaticani a un segmento su cui sono montati degli orinatoi in un casinò di Las Vegas.

Il 9 novembre 1989 resta il trionfo della volontà popolare sulla tirannia, un monito che, come ricordano le massime cariche, impegna le generazioni attuali e future a custodire e difendere i valori inestimabili della libertà e della democrazia.
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