Burning Buzz

Il delirio di Toni

di Barbara Bizzarri
 
Il delirio di Toni

Fama, fortuna e gloria, educazione, talento: tutto ciò logora chi non ce l’ha e i logorati, in questa epoca claudicante che vede il trionfo degli scappati di casa, sono parecchi. Uno degli esponenti di questa legione di spocchiosi senza ragione è tale Tony Effe che, chiunque sia, si domanda filosoficamente se un fan chiederebbe mai a Francesco Totti una foto prima del suo famoso cucchiaio (e anche questo, se non è quello da minestra, vai a capire cos’è). Quello che invece si capisce benissimo però è la mancanza di strumenti atti a decodificare il presente di certi personaggi che dovrebbero baciare il suolo dove passa la gente che, inopinatamente, chiede loro foto e video oltre ad accendere un cero ogni mattina se non vogliono ritrovarsi a vendere salsicce in strada per davvero e non come simpatica ficscion.

Stesso discorso per un paio di urlatrici venute fuori da Amici che, pur facendo le amicone in pubblico, alla sventurata ragazzina che chiedeva loro l’autografo (bisognerà prima o poi insegnare gli autentici valori a queste nuove et ingenuerrime generazioni) rispondevano, eh ma se ‘o faccio a te poi lo devo fa’ pure all’altri, fornendo un’ulteriore prova dell’esistenza delle teorizzate braccia strappate all’agricoltura, che di converso è una nobilissima professione. Comunque: intervistato da Cattelan, il sunnominato Toni chi? si lamenta dei fonici che chiedono foto insieme prima che lui produca qualcosa da dimenticare immediatamente. Ora, a parte che non si capisce perché ce l’abbiano tutti con i microfonisti della Rai, dall’ex biondo dei Ricchi e Poveri che, dopo averli insultati a Capodanno è saggiamente sparito dalla circolazione a questa new entry che non sa, poverello, quanto sia pessima abitudine prendersela con le maestranze: chi lo fa prima o poi sparisce (ho sentito peana sulla cafonaggine della D’Urso per tutto il tempo che sono stata in Rai. Alla fine anche la roccia si piega dato che pure lei si è dissolta nell’aere, ma care madamine, il catalogo è lungo, da Columbro che lanciava scarpe e ancora si chiede perché sia stato esautorato in poi. E fatevelo un esame di coscienza ogni tanto.Coscienza che? Eh, capisco benissimo, mi rendo conto. No comment).

Va detto che il povero Cattelan ci prova, a rendere simpatico l’inaccettabile, senza considerare che parecchie dichiarazioni sono messe in circolo da volenterosi uffici stampa che anche senza volerlo fanno danni quasi quanto gli altri volenterosi che brindano in Belgio. Ne riparleremo. Torniamo a Cattelan che in un impeto da crocerossina chiede al suo intervistato della sbandierata passione per Harry Potter senza considerare l’esistenza delle pubbliche relazioni e ricevendone di conseguenza un balbettìo che vorrebbe suonare come il nome della creatura di JK Rowling ma fa tanto Tor di Quinto. Mentre si spera che nessuno chieda più al tizio prove della sua esistenza o di averlo incontrato (ci sarà mica da vantarsene davvero?) lasciandolo alle sue occupazioni, al posto di tonyeffe (chi?) comincerei a prepararmi spiritualmente per quando un giorno tornerà a Sanremo e nessuno, tantomeno un fonico, gli chiederà una foto, un video, una dedica, niente. E probabilmente sarà lui a inseguire con occhietti speranzosi e un panino con la porchetta in mano chiunque gli faccia vivere l’illusione di rinverdire gli antichi fasti.

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