Economia

Il Mef vuole un suo rappresentante negli organi di controllo. Natali: "una follia"

di Demetrio Rodinò
 
Ammettiamolo: la nostra classe politica, quando, partendo dai banchi dell'opposizione, arriva a governare, cambia pelle, diventando qualcosa di diverso da come si presentava e da quello che diceva sino a poco tempo prima. Una ennesima e certamente spiacevole conferma arriva dal ''coup de génie'', o sarebbe più corretto, ''coup de maître'' che è stato inserito nella bozza della Legge di Bilancio per il 2025, che prevede che, negli organi di controllo delle società che ricevono soldi pubblici (anche in modo indiretto e che superino la soglia dei centomila euro di dazione di denaro), ci sia un sindaco di nomina ministeriale. Quindi, quando la soglia dei centomila euro viene superata, scatta il ''commissariamento'' di fatto dell'organo di controllo, perché alle società sarà chiesto di ''liberare'' un posto nel collegio dei sindaci che sarà occupato dal rappresentante del Ministero dell'Economia e delle Finanze. 

Ora, al di là dei rilievi che potrebbero essere mossi sulla norma e su come essa possa trovare applicazione, ci sarebbe da fare un ragionamento su cosa essa veramente si prefigga e sulla base di quali ragionamenti.Prima di addentrarci nel merito della questione, anche sulla base delle critiche che alla proposta hanno mosso i rappresentanti dei commercialisti, per dare un confine esatto a questa vicenda basterebbe soltanto il giudizio lapidario di Giovanni Natali (nella foto), Amministratore delegato e Direttore generale di 4AIM Sicaf S.p.A.

La società, che opera dal 2016, è un organismo di investimento collettivo di risparmio e ha raccolto circa  25 milioni di euro per sottoscrivere prevalentemente azioni nell’ambito di collocamenti finalizzati alla quotazione in borsa al mercato EGM e successivi aumenti di capitale. 4AIM SICAF rappresenta per gli investitori istituzionali uno strumento efficiente e una eccellente opportunitа per investire in PMI italiane, contribuendo al finanziamento di aziende con significative prospettive di sviluppo. 

Quindi basta questo a fare capire che quella di Giovanni Natali è una voce importante, competente, meditata e molto ascoltata. E se lui, per come ha fatto, definisce la proposta ''una follia'', chiedendone ''con forza l'eliminazione'', la cosa deve fare riflettere. Su cosa Natali poggia la sua sferzante risposta all'ipotesi? Su una semplice evidenza: così com'è concepita la norma finisce per dimostrarsi contro il mercato. E, aggiungiamo noi, senza che questa ipotesi sia suffragata da certezze sul contributo che la presenza di un sindaco di nomina ministeriale può avere nella vita delle società, anche se esse sono destinatarie di fondi statali. 

Certo è, come si legge nel comunicato congiunto delle associazioni di rappresentanza dei commercialisti (ADC, AIDC e Unione dei giovani commercialisti e contabili), che imporre la presenza, nel collegio dei sindaci, di un elemento esterno e ''pubblico'' in qualche modo non considera che ''l’attività del Collegio Sindacale e del Revisore Legale rappresenta, da sempre, una garanzia di indipendenza, di vigilanza e di tutela degli interessi degli stakeholder e del mercato''. 

La proposta invece lascia intendere che non ci si fida fino in fondo degli attuali organismi di garanzia. Al punto tale da ''rendere necessaria la nomina di un 'tutore' che possa garantirne il corretto funzionamento, dall’alto di una presunta superiore competenza ed integrità morale dei componenti di nomina Ministeriale''. Non è questione da poco perché, andando per ragionamenti di grana grossa, si nomina qualcuno per controllare gli altri se sull'operato di questi ultimi si nutrono dubbi. Ma anche se lo si decide come prassi di carattere generale, resta la mancanza di fiducia. Che, se parliamo di società, è poco gratificante e quanto meno incomprensibile perché la nomina scatta non in assoluto, ma solo per quelle che hanno centomila euro dallo Stato. E se fossero 99 mila o anche 1000, solo cosa cambierebbe dal punto di vista del controllo, che deve essere tale al di là delle cifre?

Senza parlare, poi, che a nominare i sindaci e quindi l'organo di controllo è l'assemblea dei soci che pure è ritenuta sufficientemente accreditata per nominare il CdA. O la fiducia è limitata?
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