Ambiente & Sostenibilità

Idroelettrico strategico per l’Italia, lo studio TEHA-Enel propone una “quarta via” per rilanciare gli investimenti

di Redazione
 
Idroelettrico strategico per l’Italia, lo studio TEHA-Enel propone una “quarta via” per rilanciare gli investimenti
Il futuro dell’idroelettrico in Italia passa da regole certe e stabili. È quanto emerge dallo studio realizzato da The European House – Ambrosetti in collaborazione con Enel, presentato a Cernobbio durante il Forum annuale. L’analisi mette in luce come l’idroelettrico, che copre circa il 15% dei consumi elettrici nazionali e rappresenta la prima fonte rinnovabile del Paese, sia una risorsa strategica per la sicurezza energetica, la sostenibilità ambientale e lo sviluppo industriale.

Il settore attiva una filiera dal valore superiore a 37 miliardi di euro e 19 miliardi di export, coinvolgendo circa 150 tecnologie in cui l’Italia eccelle a livello europeo. Oltre ai benefici ambientali e alla stabilità della rete, l’idroelettrico svolge anche un ruolo fondamentale nella regolazione delle risorse idriche, contribuendo alla mitigazione di siccità e alluvioni.

Nonostante la sua rilevanza, l’86% delle concessioni idroelettriche italiane risulta già scaduto o in scadenza entro il 2029, in assenza di un quadro normativo armonizzato a livello europeo. Una situazione che rischia di ritardare fino a sei anni gli investimenti necessari, con effetti negativi su produzione, occupazione e competitività industriale.

Lo studio propone di affiancare alle tre modalità attualmente previste – gare pubbliche, società miste e partenariati pubblico-privati – una “quarta via”: la riassegnazione delle concessioni agli attuali operatori, a fronte di un piano industriale di investimenti e di una rimodulazione equilibrata dei canoni. Questa opzione permetterebbe di anticipare fino a 16 miliardi di euro di investimenti, con un impatto positivo stimato in 18,5 miliardi di PIL, oltre 20.000 nuovi posti di lavoro e una riduzione di 4,5 milioni di tonnellate di CO₂.

Accanto a questa proposta, il partenariato pubblico-privato viene indicato come un modello in grado di velocizzare i processi e migliorare la qualità delle proposte, favorendo una rapida selezione dei progetti industriali.

Per un Paese come l’Italia, terzo in Europa per potenza idroelettrica installata (22,9 GW) e secondo solo a Norvegia e Francia, la sfida è cogliere l’opportunità di consolidare un asset fondamentale della transizione energetica. Dare stabilità normativa e sbloccare gli investimenti significa rafforzare la resilienza del sistema elettrico, ridurre la dipendenza dall’estero e consolidare la leadership industriale del Made in Italy nel settore delle tecnologie idroelettriche.

Lo studio evidenzia come il settore idroelettrico rappresenti un pilastro per la sicurezza energetica del Paese e per questo vanno create le giuste condizioni per il suo sviluppoha commentato Salvatore Bernabei, Head of Enel Green Power and Thermal Generation di Enel. “Si tratta di una tecnologia a prevalenza di costi fissi, che richiede elevate competenze tecniche, capitali ingenti sia in fase iniziale che di mantenimento, e presenta quindi lunghi tempi di ritorno dell’investimento. A questi costi si sommano poi i canoni, che negli ultimi anni sono aumentati fino a sei volte. La produzione idroelettrica è inoltre caratterizzata da una importante variabilita, con periodi di siccita sempre più frequenti che impattano fortemente sulla produzione. Lo studio mette in risalto che l’attuale incertezza normativa sulle concessioni sta ritardando fino a 6 anni, investimenti necessari per tutto il sistema”.
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