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Cosa significa la vittoria di Trump per i mercati

di Richard Flax, Chief Investment Officer di Moneyfarm
 
Alla fine, il risultato delle elezioni presidenziali statunitensi non si è rivelato tanto incerto quanto ci si sarebbe aspettati: i repubblicani, guidati da Donald Trump, hanno ottenuto una vittoria solida, riconquistando la Casa Bianca e il Senato e mantenendo, con ogni probabilità, anche il controllo della Camera dei Rappresentanti. Una vittoria così netta elimina almeno uno dei principali scenari negativi: non dovremmo assistere a contestazioni elettorali e si può sperare in un passaggio di testimone senza complicazioni.

La reazione iniziale dei mercati è stata decisa, con le azioni statunitensi, il Dollaro e il rendimento dei titoli di Stato al rialzo. Allo stesso tempo, gli indicatori di volatilità dei mercati azionari hanno registrato un calo. Questa reazione riflette l’indirizzo della politica statunitense per i prossimi mesi, con la probabile riduzione delle imposte, dazi commerciali più alti e un ampliamento del deficit fiscale. Misure che dovrebbero tradursi in una crescita più robusta e, potenzialmente, in un'inflazione più elevata. In questo contesto, le azioni statunitensi potrebbero risultare più appetibili rispetto a quelle globali, che sono maggiormente esposte agli sviluppi del commercio internazionale. Pertanto, per il momento, si tratta di uno scenario favorevole per l’azionario, meno positivo per l’obbligazionario statunitense.

Occorre però considerare che l'innalzamento dei dazi statunitensi è destinato ad innescare una reazione da parte dei partner commerciali degli Usa. Dazi più elevati potrebbero rallentare la crescita globale e spingere verso l'alto l'inflazione, poiché una parte di questi aumenti verrebbe inevitabilmente trasferita sui consumatori. Analogamente, Trump aveva sostenuto la necessità di un Dollaro più debole, ma il mix di politiche messo in campo potrebbe suggerire l'opposto. Una soluzione potrebbero essere tassi di interesse più bassi, uno scenario difficile da giustificare in presenza di un’accelerazione di crescita e inflazione.

L'immigrazione è stata un tema centrale durante la campagna elettorale di Trump, che sostiene la necessità di un inasprimento delle restrizioni. Negli ultimi anni, l'immigrazione ha rappresentato un motore fondamentale di crescita e di offerta di lavoro negli Stati Uniti: se le restrizioni repubblicane dovessero avere successo, potremmo assistere a una nuova ondata inflattiva legata ai salari, destinata a complicare ulteriormente il lavoro della Federal Reserve. Infine, sul fronte fiscale, le politiche repubblicane sembrerebbero orientate all’ampliamento del deficit pubblico, anche se le entrate provenienti dai dazi potrebbero offrire qualche beneficio. I mercati finanziari hanno finora mostrato disponibilità a finanziare il deficit statunitense, ma le prospettive del debito a lungo termine, sia negli Stati Uniti che a livello globale, appaiono sfidanti, con il rischio che il costo del debito continui a salire.

Il risultato delle elezioni è emerso con una certa chiarezza e in anticipo rispetto alle previsioni.

Il mix di politiche proposte da Trump sembra destinato a favorire le imprese statunitensi, con l’abbassamento della pressione fiscale e minori regolamentazioni, anche se le sfide politiche legate a debito pubblico, immigrazione e dazi non sono da sottovalutare.

Per quanto riguarda il posizionamento dei nostri portafogli, per la maggior parte delle strategie manteniamo un’esposizione all’azionario relativamente alta rispetto alla media storica. In particolare, continuiamo ad avere una significativa esposizione all’azionario statunitense, che potrebbe beneficiare di alcune delle tendenze emergenti. L'inflazione resta una preoccupazione e abbiamo mantenuto la nostra esposizione alle obbligazioni indicizzate all'inflazione. Conserviamo inoltre un’esposizione marginale all’azionario europeo e, in alcuni casi, l’abbiamo ridotta, a causa di previsioni meno favorevoli sugli utili delle società in Europa. Abbiamo adottato una posizione prudente sui titoli di Stato statunitensi a lunga scadenza, sebbene l’aumento dei rendimenti osservato nell'ultimo mese potrebbe presentare opportunità in futuro.
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