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Contratti ‘pirata’ nel terziario, “servono criteri più chiari e più controlli”

 
Contratti ‘pirata’ nel terziario, “servono criteri più chiari e più controlli”
La contrattazione collettiva siglata dalle associazioni maggiormente rappresentative nei settori del terziario di mercato è lo strumento decisivo per garantire dignità, giusta retribuzione, tutele effettive e un futuro pensionistico adeguato alle lavoratrici e ai lavoratori del commercio, turismo e servizi. Questo il messaggio lanciato da Fisascat Cisl il 16 settembre scorso a Roma a conclusione del ciclo di incontri di presentazione della ricerca Adapt “Fare contrattazione nel terziario di mercato – Effettività delle tutele e contrasto al dumping contrattuale”. All’iniziativa hanno partecipato il viceministro del Lavoro Maria Teresa Bellucci, il segretario generale di Confcommercio Marco Barbieri, il professor Michele Tiraboschi e il segretario generale Fisascat Cisl Davide Guarini. Le conclusioni sono state affidate alla segretaria generale della Cisl, Daniela Fumarola.

Dalla ricerca, condotta su cinquanta delle figure professionali più diffuse nel settore, emerge un quadro allarmante: i cosiddetti contratti “pirata” comportano perdite retributive che variano in media tra i 3mila e i 4mila euro lordi annui, ma che in alcuni casi possono superare i 7/8mila euro, come per i magazzinieri. Per gli addetti alle vendite del commercio la decurtazione può superare i 4.500 euro annui, mentre per salumieri o macellai le perdite possono sfiorare i 5mila euro. A questo si aggiunge una riduzione della contribuzione previdenziale che, in diversi casi, supera i 1.500 euro all’anno. Ma le differenze non si limitano alla paga base, coinvolgendo anche istituti come maggiorazioni, indennità, nonché ferie e tutele in caso di malattia e welfare contrattuale.

L’indagine Adapt evidenzia inoltre come su oltre mille contratti collettivi depositati al Cnel al 31 dicembre 2024, più di 250 interessino il terziario di mercato, ma soltanto 37 siano realmente applicati ad almeno l’1% dei lavoratori. Tra questi, i contratti firmati da Cgil, Cisl e Uil – appena 18 – coprono il 96% dei lavoratori del settore, mentre il resto dei contratti sottoscritti da associazioni non rappresentative ha un tasso di copertura irrisorio e si pone in concorrenza sleale generando dumping salariale e previdenziale. Un duplice danno, quindi: meno reddito oggi e meno pensione domani, con gravi ripercussioni non solo per i lavoratori ma anche per le imprese corrette e per l’intero sistema economico e sociale.

“La sfida che lanciamo da Roma – ha detto Guarini – è quella di mettere fine alla giungla contrattuale che colpisce migliaia di lavoratrici e lavoratori del commercio, del turismo e dei servizi e che alimenta dumping salariale, precarietà e concorrenza sleale. La Fisascat - ritiene di fondamentale importanza avviare anche con le associazioni datoriali del terziario di mercato un confronto serrato finalizzato a stabilire ferrei paletti relativamente alle associazioni titolate a sottoscrivere Ccnl, che veda la diretta partecipazione delle confederazioni e che sia in grado di cogliere le specificità di un macrosettore avente caratteristiche diverse da comparti produttivi nei quali le Rsu rappresentano da tempo il baricentro del sistema di rappresentanza sindacale”.

“Il dumping contrattuale nel terziario di mercato - ha detto da parte sua Daniela Fumarola - è una pratica che mina alle fondamenta il principio di equità nel mercato del lavoro e rischia di compromettere la tenuta stessa del sistema produttivo. Non si tratta solo di una questione sindacale, ma di un tema che riguarda direttamente la credibilità della contrattazione collettiva e la qualità della nostra economia. La contrattazione ‘pirata’ taglia senza pietà sia la parte retributiva che quella normativa garantita ai lavoratori. Con perdite che in un anno possono arrivare a diverse migliaia di euro solo per la parte salariale. Senza contare che al salario povero di oggi, corrisponderà una pensione da indigenti domani”.

Barbieri: “servono criteri più chiari e più controlli”

“Nei soli settori terziario e turismo si contano più di 250 contratti, ma la maggioranza dei lavoratori è coperta da pochi CCNL, tra cui il CCNL Terziario, Distribuzione e Servizi firmato da Confcommercio e applicato a circa 2,5 milioni di addetti. Gli altri sono i cosiddetti ‘contratti pirata’ che producono effetti negativi per le imprese, per i lavoratori e per l’intera economia. È quindi indispensabile definire criteri chiari su chi possa esercitare legittimamente la contrattazione collettiva e, allo stesso tempo, rafforzare i controlli per far emergere e correggere le distorsioni ancora presenti”: così nel corso del suo intervento il segretario generale di Confcommercio, Marco Barbieri.
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