Economia

Attesa per decisioni BCE. In calo (-2,3%) gli investimenti delle imprese, rischi per la doppia transizione

dell' Ufficio Studi Confartigianato
A settembre 2024 nell’Eurozona l’inflazione è finalmente tornata sotto il limite del 2%, recuperando il livello dell’ormai lontano giugno 2021, mentre la crescita del PIL nel 2024 si ferma al +0,7% e il  Governo tedesco ha annunciato lo scorso 9 ottobre il secondo anno consecutivo di recessione. La frenata del trend dei prezzi e il debole andamento dell’economia europea rende più probabile che il Consiglio direttivo della BCE di giovedì prossimo adotti un ulteriore taglio del tasso di riferimento della politica monetaria. E’ auspicabile una rapida successione riduzione dei tassi per ricostituire le condizioni del rilancio del sistema produttivo, come ha sottolineato il Presidente di Confartigianato Marco Granelli, secondo il quale la stretta monetaria ha rallentato le scelte di investimento delle imprese, frenando le transizioni green e digitale.

In Europa il 4,3% del PIL in investimenti per la twin transition – Secondo le valutazioni della Commissione europea, il fabbisogno relativo agli investimenti pubblici e privati per raggiungere gli obiettivi del Green Deal e di RepowerEU è pari a oltre 620 miliardi di euro all’anno, per la maggior parte da finanziamenti privati. Inoltre, per la transizione digitale serviranno investimenti per 125 miliardi di euro all’anno. Nel complesso il volume di investimenti per la doppia transizione è di 745 miliardi di euro, pari al 4,3% del PIL dell’Ue a 27, di cui il 3,6% del PIL europeo per la transizione green.

L’analisi condotta nel 31° report congiunturale di Confartigianato evidenzia che al secondo trimestre 2024 gli investimenti delle imprese scendono del 2,3%, peggiorando il calo dell’1,6% del primo trimestre dell’anno. Il rialzo del costo del denaro ha ridotto la domanda di credito bancario, comprimendo gli investimenti, con effetti amplificati in Italia. Ad agosto 2024 il costo del credito delle imprese è pari al 5,20% e nei due anni di stretta monetaria le imprese italiane hanno visto salire gli oneri finanziari sui prestiti di 357 punti base, 39 punti in più dell’incremento di 318 punti registrato in Eurozona. A fronte del calo dell’inflazione, sale il tasso di interesse reale, accentuando gli effetti recessivi della politica monetaria.

Il caro-tassi si associa ad un calo della domanda di prestiti delle imprese, che in Italia a luglio è in flessione del 3,4% su base annua, mentre nell’Eurozona si rileva un aumento dello 0,8%. Situazione più critica per le micro e piccole imprese che segnano una flessione dei prestiti dell’8,0%.

A fronte del calo della domanda, si riduce l’offerta di beni di investimento: nei primi otto mesi del 2024 la produzione di macchinari scende del 4,5%, facendo peggio del calo del 3,4% della media della manifattura. Grava l’incertezza sul sistema di micro e piccole imprese della meccanica,  fortemente preoccupato da un calo degli investimenti in macchinari sul mercato interno che si sincronizza, amplificando gli effetti recessivi, con la crisi dell’automotive e la caduta della domanda del mercato tedesco: nei primi 8 mesi del 2024 la produzione di autoveicoli scende del 22,8% mentre nei primi 7 mesi del 2024 l’export di macchinari in Germania scende del 4,4%.
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