Cultura

L’Europa che cambia entra in aula. Alla Luiss un anno accademico dedicato a conoscenza, responsabilità e futuro

di Demetrio Rodinò
 
L’Europa che cambia entra in aula. Alla Luiss un anno accademico dedicato a conoscenza, responsabilità e futuro
Nell’Aula Magna Mario Arcelli, gremita e attraversata da un senso di impegno civile, la Luiss ha inaugurato l’Anno Accademico 2025-2026 ponendo al centro dell’agenda una domanda cruciale: quale ruolo può e deve avere l’università in un’Europa che attraversa una delle fasi più trasformative della sua storia? La presenza del Presidente della Corte Costituzionale Giovanni Amoroso e del Consigliere Delegato e CEO di Intesa Sanpaolo Carlo Messina ha arricchito un dialogo che ha intrecciato giustizia, economia e visione strategica, confermando la vocazione internazionale dell’Ateneo e il suo ruolo di piattaforma di pensiero per il Paese.

Il Rettore Paolo Boccardelli, nella sua relazione introduttiva, ha colto subito il senso del momento, sostenendo che l’Europa vive una transizione sistemica in cui demografia, tecnologia, sostenibilità, energia, industria e finanza non si muovono più su binari separati, ma convergono in un’unica grande trasformazione. “La conoscenza è un presidio di libertà” ha ricordato, richiamando il compito delle università come luoghi di coscienza critica e infrastrutture abilitanti del cambiamento. Il Rettore ha insistito sul fatto che non basta aggiornarsi, occorre ripensare l’intera architettura della formazione, immaginare modelli educativi che integrino discipline umanistiche e tecnologie emergenti, soprattutto l’intelligenza artificiale, già entrata nella vita dell’Ateneo con programmi di AI Literacy e innovation hub dedicati.

L’Europa è il filo rosso dell’intera Cerimonia. Boccardelli ha richiamato dati che mostrano la portata delle sfide, in particolare un continente che invecchia rapidamente, con l’Italia tra i Paesi più esposti, una produttività stagnante, mercati finanziari frammentati, una transizione ecologica ambiziosa ma ancora priva di un adeguato sostegno industriale, un ritardo tecnologico che rischia di relegare l’Europa al ruolo di semplice utilizzatore delle innovazioni prodotte altrove. Eppure, proprio nella consapevolezza di queste fragilità può nascere un nuovo protagonismo. L’università, ha spiegato, deve diventare un luogo in cui si formano le competenze che consentiranno all’Europa di restare competitiva, preservando al tempo stesso valori democratici e coesione sociale.

Il dialogo giuridico-istituzionale è stato affidato al Presidente della Corte Costituzionale Giovanni Amoroso. Nel suo intervento, ha illustrato l’evoluzione più recente del rapporto tra Costituzione italiana e diritto europeo, sottolineando un approccio sempre più integrato e complementare. Ha spiegato che oggi è ammissibile sollevare questioni di legittimità costituzionale deducendo la violazione della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea come parametro interposto, aprendo la strada a percorsi giurisdizionali innovativi che rafforzano il dialogo con la Corte di Giustizia e favoriscono una nomofilachia costituzionale armonizzata. Una prospettiva che conferma il ruolo cruciale delle Corti nel garantire un equilibrio tra ordinamenti e nel rendere l’Europa uno spazio giuridico coerente.

Sul fronte economico, Carlo Messina ha offerto una lettura realistica ma orientata al futuro. Ha evidenziato come l’Italia oggi possa contare su un quadro politico stabile, su conti pubblici gestiti con attenzione e su un sistema manifatturiero capace di competere nei mercati globali. L’Europa, ha osservato, si trova davanti all’opportunità storica di costruire una crescita più solida facendo leva su debito comune e unione dei mercati finanziari. Ma il vero motore, secondo il CEO di Intesa Sanpaolo, resta il capitale umano, la creatività, l’energia e la capacità di adattamento dei giovani. “Vanno ascoltati e accompagnati, ha insistito, perché sono la chiave per una crescita duratura”. Un messaggio in perfetta sintonia con la visione espressa dal Rettore, che ha già avviato un profondo ripensamento dei percorsi formativi per trasformare competenze e talenti in un patrimonio strategico per il Paese.

In chiusura, il Presidente della Luiss Giorgio Fossa ha richiamato una responsabilità condivisa: istituzioni, imprese e università devono costruire un’alleanza capace di trasformare conoscenza in visione e visione in progresso. Un impegno che riguarda innanzitutto le nuove generazioni, i dodicimila studenti dell’Ateneo, chiamati a guidare un’Europa che ha urgente bisogno di leadership competente, etica e responsabile. “La formazione, ha detto, non è solo trasferimento di competenze, ma preparazione al mondo”.

In un tempo di cambiamenti rapidi e scenari incerti, l’Ateneo ha riaffermato la propria missione, quella di formare persone capaci di trasformare la conoscenza in responsabilità, e la responsabilità in futuro.
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