Esteri
100 giorni = 100 sfumature di Trump
State Street Global Advisors

100 giorni = 100 sfumature di Trump
A cura di Elliot Hentov, Head of Macro Policy Research di State Street Global Advisors
Durante i primi 100 giorni della seconda presidenza Trump, i mercati sono stati volatili, dimostrando ancora una volta di essere abili nel riprezzare le notizie e meno efficienti nel prevedere eventi non lineari come i rischi politici o geopolitici.
Sebbene la direzione delle mosse politiche di Trump non sia stata una sorpresa, la modalità di attuazione e la portata dei cambiamenti sono stati degni di nota. Ha perseguito con determinazione la sua agenda elettorale, incentrata su controllo delle frontiere e sul protezionismo commerciale. Questo avrebbe sempre comportato una curva dei rendimenti più ripida e venti contrari per le azioni.
La vera sorpresa, però, è stata la modalità con cui sono state attuate le politiche, che ha provocato un’incertezza politica con conseguente calo degli investimenti aziendali e della fiducia dei consumatori. Ha persino favorito una rotazione fuori dagli asset denominati in dollari statunitensi.
Guardando al futuro, è probabile che i prossimi 100 giorni avranno caratteristiche diverse. Il rischio legato alla politica commerciale (inteso come rischio politico negativo) si sta attenuando, grazie a una riduzione unilaterale e bilaterale delle barriere commerciali, il che comporta un rischio al rialzo più significativo per i mercati finanziari.
Al posto della politica commerciale, sarà la politica fiscale a passare in primo piano, con la possibilità che misure reflazionistiche stimolino gli spiriti animali degli investitori. Tuttavia, il rischio può manifestarsi in entrambe le direzioni. Un’altra ondata di volatilità sui mercati è possibile se l’amministrazione Trump interpreterà male l'appetito del mercato obbligazionario per un aumento dei deficit fiscali degli Stati Uniti. Il risultato finale dovrà essere un bilancio statunitense con uno stimolo fiscale vicino allo zero (il che significa che i deficit continueranno a mantenersi intorno al già elevato 6% del PIL) – la vera domanda è se questo obiettivo sarà raggiunto attraverso un nuovo stress di mercato o con una politica più sensibile alle reazioni del mercato.
Corsa di 100 giorni verso il benchmark
A cura di Michael Metcalfe, Head of Macro Strategy di State Street Global Markets
A 100 giorni dall’insediamento di Trump, le allocazioni degli investitori sono state in costante evoluzione. Per tenere il passo con questi cambiamenti, gli investitori hanno ridotto la quota di azioni rispetto alle obbligazioni del 4,2%, il più grande spostamento verso le obbligazioni dai tempi della pandemia e uno dei dieci più rapidi degli ultimi 25 anni. Nonostante ciò, le allocazioni in azioni restano ancora moderatamente (1%) al di sopra della loro media di lungo periodo; un valore molto più basso rispetto al picco quasi quindicennale di gennaio, ma comunque esposto a eventuali incertezze.
Approfondendo l’analisi, il rischio di concentrazione nelle azioni statunitensi si è notevolmente ridotto, ma non è stato eliminato. L’allocazione attiva degli investitori di lungo periodo verso le azioni USA ha raggiunto il picco a dicembre, per poi calare di oltre un quinto entro il giorno dell’inaugurazione; da allora, però, abbiamo osservato solo un calo modesto. Gli Stati Uniti restano comunque una regione favorita (con un sovrappeso azionario da parte degli investitori), ma in termini assoluti questo sovrappeso chiuderà aprile vicino ai minimi degli ultimi quattro anni. Segnaliamo inoltre che, nelle ultime due settimane di aprile, la domanda internazionale per le azioni statunitensi ha iniziato a riprendersi e che la domanda da parte degli asset manager per il settore tecnologico è tornata a livelli prossimi ai massimi degli ultimi cinque anni.
Guardando al dollaro, le posizioni detenute dagli asset manager hanno raggiunto un picco il 14 gennaio, per poi diminuire rapidamente. In un movimento guidato principalmente da investitori con sede negli Stati Uniti, gli asset manager si trovano ora in una posizione neutrale sul dollaro statunitense per la prima volta da tre anni e mezzo. Dopo aver raggiunto questa posizione neutrale a metà aprile, le ultime due settimane del mese sono state caratterizzate da una certa esitazione da parte degli investitori nel portarsi in una posizione di sottopeso sul dollaro.
Per quanto riguarda la domanda, i Treasury sono un’area in cui abbiamo osservato un indebolimento del sentiment degli investitori, fino ad aprile. La domanda da parte degli investitori esteri di lungo periodo per i Treasury a 30 anni è rimasta al di sotto della media per tutto l’anno, chiudendo aprile con flussi settimanali vicini ai minimi degli ultimi cinque anni.
Nel quadro generale, nonostante le aspettative sull’inflazione al consumo siano aumentate e alcune tariffe siano già state introdotte, i nostri indicatori in tempo reale dell’inflazione negli Stati Uniti rilevati da PriceStats mostrano che il trend disinflazionistico resta intatto per ora.
Al 21 aprile, il tasso di inflazione annuale rilevato da PriceStats era inferiore di quattro decimi di punto percentuale rispetto al recente picco di gennaio. Per il momento, questo suggerisce che il forte ridimensionamento delle previsioni di crescita degli Stati Uniti sta prevalendo sulle altre prospettive.
100 giorni: un vento contrario che non porta beneficio a nessuno
A cura di Altaf Kassam, Europe Head of Investment Strategy & Research di State Street Global Advisors
Mentre l’amministrazione Trump tenta di attuare un reset su più fronti per l’economia statunitense da 30.500 miliardi di dollari, riteniamo che la volatilità per gli investitori non sia finita. Data l’incertezza dei mercati e il potenziale calo della domanda, ribadiamo la view espressa nel nostro Global Market Outlook 2025: potrebbe essere vantaggioso includere in portafoglio asset che offrano una maggiore diversificazione, privilegiando le obbligazioni rispetto alle azioni, e asset che aumentino la stabilità, come posizioni sovrappesate in liquidità, oro e altri asset non correlati.
In quest’ottica, osserviamo che la liquidità continua ad offrire un buon carry e rappresenta un rifugio per conservare il dry powder. Tuttavia, ciò va monitorato poiché le aspettative di mercato fluttuano rapidamente, indicando una certa trepidazione su quante riduzioni dei tassi d’interesse ci saranno quest’anno. Sebbene oggi il rischio di inflazione possa sembrare meno grave rispetto al periodo post-Covid, dato il peso della domanda, l’oro dovrebbe comunque offrire protezione contro i rischi al ribasso e mantenere il suo momentum positivo nei prezzi, grazie alla domanda da parte delle banche centrali.
Guardando al quadro generale, il tono dell’amministrazione Trump nei confronti dell’Europa ha superato le “maniere forti” a favore del self-help, e almeno la Germania sembra aver recepito il messaggio, rafforzando la nostra view sull’Europa in termini relativi. Probabilmente questa view sull’Europa ha continuato a riprendersi dal pessimismo estremo e questo rinnovato ottimismo si è espresso sui mercati valutari. Tuttavia, pensiamo che questo trend valutario perderà vigore nel breve termine, a causa della debole crescita europea e dell’orientamento accomodante della BCE, entrambi fattori che pesano sull’euro. Prevediamo comunque ulteriori rialzi settoriali nelle azioni europee, con le aziende pronte a beneficiare degli investimenti pubblici che registreranno i guadagni più significativi.
Dopo 100 giorni, la conclusione è che la realtà del contesto macroeconomico attuale resta ancora poco chiara e richiederà mesi per delinearsi. Per chi adotta un approccio strategico, il mercato potrebbe offrire un’opportunità d’investimento, riequilibrando il portafoglio a valutazioni più convenienti. Per coloro che adottano un approccio più dinamico, una posizione difensiva potrebbe preservare il capitale e consentire l'accumulo di dry powder per trarre vantaggio da ulteriori dislocazioni.