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Trump rilancia sulla guerra dei dazi: entro l'8 luglio, gli Usa vogliono accordi commerciali bilaterali

Luca Andrea
 
Trump rilancia sulla guerra dei dazi: entro l'8 luglio, gli Usa vogliono accordi commerciali bilaterali

Gli Stati Uniti alzano ancora la voce sulla scena commerciale globale. In una fase di crescente incertezza e tensioni geopolitiche, l’amministrazione Trump rilancia con vigore la propria agenda protezionista, fissando scadenze e tracciando linee rosse per i partner commerciali di mezzo mondo.

Trump rilancia sulla guerra dei dazi: entro l'8 luglio, gli Usa vogliono accordi commerciali bilaterali

Il messaggio è chiaro: “Se ad altri Paesi è consentito usare dazi contro di noi e a noi non è consentito contrastarli, rapidamente e agilmente, il nostro Paese non ha nemmeno una piccola possibilità di sopravvivenza economica”. Parola di Donald Trump, affidata – come ormai consuetudine – a un post pubblicato su Truth, il social network fondato dall’ex presidente.

Secondo quanto rivelato da Reuters, l’Ufficio del Rappresentante commerciale degli Stati Uniti (USTR) ha inviato ai partner internazionali una bozza di lettera che suona come un vero ultimatum. Entro il 4 giugno 2025, ogni Paese dovrà presentare le proprie “migliori offerte” in materia di:

• Tariffe doganali

• Quote di importazione di prodotti industriali e agricoli USA

• Abbattimento delle barriere non tariffarie

• Commercio digitale e sicurezza economica

L’obiettivo è stringere accordi bilaterali entro l’8 luglio, data fissata dalla Casa Bianca per chiudere le trattative aperte il 9 aprile scorso, in concomitanza con la sospensione per 90 giorni dei dazi denominati “Liberation Day Tariffs”, misura introdotta da Trump dopo il crollo dei mercati.

La nuova offensiva commerciale ha un obiettivo duplice: difendere i settori strategici dell’economia americana e consolidare l’immagine di forza del presidente presso l’elettorato interno. In cambio dell’apertura dei mercati USA, Washington vuole mani libere per le proprie esportazioni industriali e agricole. L’unico Paese ad aver già sottoscritto una bozza di intesa è il Regno Unito, ma si tratta più di un’intenzione che di un trattato vincolante.

Trump, con la consueta retorica aggressiva, parla apertamente di “sopravvivenza economica” e insiste sul diritto degli Stati Uniti di reagire con contromisure rapide.

Nel frattempo, sul fronte domestico, si apre una battaglia legale destinata a fare scuola. La Corte del Commercio Internazionale ha dichiarato illegittime alcune delle tariffe globali imposte da Trump, ricordando che solo il Congresso ha la facoltà di introdurre dazi. Tuttavia, la Corte d’Appello ha momentaneamente sospeso l’efficacia della sentenza, lasciando le tariffe in vigore in attesa del giudizio definitivo. Non è solo una questione giuridica, ma anche istituzionale: il confronto fra poteri si riflette sull’incertezza della politica commerciale americana. L’impatto di questa escalation è già visibile. Molti operatori economici – dalle multinazionali industriali agli agricoltori – stanno anticipando acquisti e riorientando investimenti, nel tentativo di proteggersi da future misure restrittive. I mercati globali, per ora, reggono. Ma la volatilità finanziaria è aumentata, alimentata dal timore di una guerra commerciale a tutto campo.

Alcuni analisti leggono in questa mossa una strategia pre-elettorale: creare un fronte internazionale duro e contrapposto per consolidare il consenso interno. Tuttavia, le ripercussioni sistemiche rischiano di colpire anche l’economia americana, specialmente se non si dovessero concretizzare accordi rapidi. Trump sembra voler riscrivere l’equilibrio del commercio globale imponendo la sua visione unilaterale. Ma in un mondo ormai multipolare, l’arma dei dazi può rivelarsi a doppio taglio. Con l’Europa, il Giappone, il Vietnam e l’India ancora incerti sul da farsi, e le istituzioni USA divise sulle competenze in materia, la partita è tutt’altro che chiusa. L’8 luglio potrebbe diventare una nuova data spartiacque per i rapporti commerciali internazionali. Ma fino ad allora, l’unica certezza è l’incertezza. E il mondo attende, con il fiato sospeso.

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