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Quali risposte deve dare l'Italia agli attacchi russi a Mattarella?

Redazione
 

Si dice che il presidente della Repubblica - chiunque egli sia e al di là del suo pensiero politico e quindi dell'area di riferimento - è il garante della nostra democrazia.
Talvolta, come è accaduto soprattutto in passato, se ne possono non condividere le idee o l'interpretazione del ruolo, ma mai facendogli mancare la vicinanza di un popolo se, come nel caso di Sergio Mattarella, parla di regole, di diritti, soprattutto se riguardano un intero popolo.

Quali risposte deve dare l'Italia agli attacchi russi a Mattarella?

Quindi ci aspettiamo che il nostro governo risponda a tono non alle parole di un singolo esponente del regime russo, ma ad una campagna che si è posto come obiettivo quello di intimidire, con le minacce, la massima carica dello Stato. Anche oggi la portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, ha attaccato Sergio Mattarella, in merito al contenuto del discorso che ha tenuto, ormai diversi giorni fa, all'università di Marsiglia.

Per Zakharova le parole di Mattarella ''non possono rimanere senza conseguenze'', facendo ricorso ad un linguaggio che, se è usuale dalle parti di Mosca, non è consentito in diplomazia, a meno che due Paesi siano in conflitto e, per la transitiva, i rispettivi esponenti possano essere attaccati, insultati o, come nel caso della portavoce del ministro Lavrov, minacciati.

Quali potrebbero essere le possibili conseguenze che Zakharova sta brandendo come fossero armi?
Forse sarebbe il caso che la Farnesina lo chieda direttamente all'ambasciatore di Mosca, per capire a nome di chi Maria Zakharova stia parlando.

Se poi alle parole si aggiungono i fatti (come l'attacco hacker contro siti web italiani, da parte di un gruppo filorusso o semplicemente russo) ecco che la situazione diventa qualcosa di più che uno scambio dialettico, prefigurando una campagna contro il nostro Paese di cui tutti dovrebbero essere preoccupati, anche coloro che pure in queste ore sembrano guardare con complice distacco le esuberanze dialettiche ''Made in Moscow''.

Se, nemmeno davanti agli insulti e alle minacce che arrivano da Mosca si ha il coraggio di schierarsi accanto a Mattarella, la cosa cosa che viene da pensare è che, per dirla come Antonello Venditti, certi amori non finiscono, fanno dei giri immensi e poi ritornano.

Perché se la Lega affida a personaggi seppure importanti, ma non come il segretario nazionale e vicepremier Matteo Salvini, il compito di esprimere solidarietà formale a Mattarella, evidentemente qualcosa ci sfugge.
Non certo l'obiettivo del segretario leghista di non erodere il consenso della componente filo-russa del suo partito.

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