Politica

E ora come reagiranno gli "amici" italiani di Trump ai nuovi dazi?

di Demetrio Rodinò
 
E ora come reagiranno gli 'amici' italiani di Trump ai nuovi dazi?
I dazi al 30 per cento per le merci europee in arrivo negli Stati Uniti, oltre che sul commercio, come impatteranno politicamente sull'Europa e, in particolare sull'Italia?

L'inattesa deriva decisionista del presidente americano è stata giudicata con prudenza da Palazzo Chigi che, in un commento rilasciato subito dopo la notizia, ha usato toni genericamente prudenti, senza prendere una posizione contro chi, nei fatti, potrebbe aprire un buco enorme nella nostra economia (almeno una trentina di miliardi), capace di mandare a gambe all'aria ogni progetto, ogni programma.

La nota è ''firmata'' Palazzo Chigi, ma è chiaro che essa sia stata pesata, parola per parola, anche dallo stesso presidente del consiglio per camminare sullo strettissimo sentiero che c'è tra la necessità di difendere il ''sistema Italia'' da tariffe che sarebbero pesantissime da sopportare e l'afflato politico che attraversa almeno due dei partiti della maggioranza (Fratelli d'Italia e Lega) che si sentono amici e forse anche di più del presidente statunitense,

''Il governo italiano continua a seguire con grande attenzione lo sviluppo dei negoziati in corso tra Ue e Usa, sostenendo pienamente gli sforzi della Commissione europea che verranno intensificati ulteriormente nei prossimi giorni. Confidiamo nella buona volontà di tutti gli attori in campo per arrivare a un accordo equo, che possa rafforzare l'Occidente nel suo complesso, atteso che particolarmente nello scenario attuale non avrebbe alcun senso innescare uno scontro commerciale tra le due sponde dell'Atlantico''.

Un esercizio di equilibrio semantico che è apprezzabile, dal punto di vista della costruzione del pensiero, ma che sembra essere una carezza sulla guancia di chi si sa che sta per segare alla radice l'albero dell'Unione europea.

Avrebbe potuto scrivere di più Palazzo Chigi? Certamente. 

Avrebbe dovuto? E qui si apre il dibattito perché la posizione dell'Italia in Europa è già di per sé abbastanza disomogenea che certo non può fare pensare ad una linea unitaria su un problema delicato come quello della guerra commerciale scatenata da Trump.

La Lega, che fa parte del governo, ma ritiene di avere le mani libere in Europa e nel rapporto con l'America di Trump, piuttosto che predicare prudenza e la necessità di trovare un punto di caduta della questione che non ammazzi uno e mandi in terapia intensiva l'altro, ha attaccato l'Ue, che ormai è il cruccio quotidiano di Matteo Salvini. Il quale ora potrebbe avere qualche difficoltà a replicare, con una forma di grana padano, la famose scenetta di quando s'è fatto fotografare a baciare, avidamente un salame. Perché,  grazie a quello che lui ritiene un ''best friend'' (ma non è detto che il sentimento sia veramente reciproco), il Grana Padano negli Stati Uniti potrebbe costare sino a 50 al chilogrammo, di fatto mettendolo fuori dal mercato.
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