Salute

Allarme obesità infantile in Italia, i cibi ultraformulati minacciano la salute dei più piccoli

Redazione
 
Allarme obesità infantile in Italia, i cibi ultraformulati minacciano la salute dei più piccoli

Nel cuore del dibattito sulla salute pubblica e sull’alimentazione infantile, la Fondazione Aletheia accende i riflettori su un’emergenza sempre più preoccupante: il dilagare dell’obesità tra i bambini e il ruolo crescente dei cibi ultraformulati. Il “Rapporto Cibo e Bambini – Dati, politiche e strumenti per arginare i rischi degli ultraformulati” pubblicato a giugno 2025, evidenzia come la cattiva alimentazione stia minando il benessere fisico e mentale delle nuove generazioni, con gravi ripercussioni sanitarie ed economiche.

Allarme obesità infantile in Italia, i cibi ultraformulati minacciano la salute dei più piccoli

In un mondo sempre più dominato dalla disponibilità di cibo, l’obesità ha superato la malnutrizione per difetto. Secondo i dati Istat, il 27,2% dei minori italiani (3-17 anni) è in sovrappeso o obeso, con picchi superiori al 34% tra i 3 e i 10 anni. L’Italia si colloca al 13° posto nell’UE per obesità giovanile e al 11° per sovrappeso, con costi sanitari che superano i 13,3 miliardi di euro l’anno.

Snack confezionati, merendine, bibite zuccherate: questi alimenti, definiti “ultraformulati”, rappresentano ormai il 27% delle calorie giornaliere nell’UE. In Italia si mantiene una media più bassa (13,4%), grazie alla parziale tenuta della Dieta Mediterranea, ma i segnali d’allarme restano forti. Il consumo elevato di UF è collegato a obesità, malattie cardiovascolari, diabete e persino disturbi neurocomportamentali nei bambini.

Le mense scolastiche sono un presidio di salute. Oggi, nel mondo, oltre 418 milioni di bambini usufruiscono di un pasto scolastico, spesso l’unico equilibrato della giornata. Studi internazionali dimostrano che per ogni dollaro investito nella ristorazione scolastica, il ritorno sociale può arrivare fino a 35 dollari. Tuttavia, in Italia la copertura è disomogenea: solo il 48% degli istituti ha una mensa attiva, con forti divari Nord-Sud. E mentre in alcune scuole si sperimentano menù virtuosi, in altre dominano piatti ripetitivi e poco bilanciati.

Secondo il rapporto, il 77% dei distributori scolastici offre prevalentemente snack dolci e salati, relegando yogurt, frutta e alimenti salutari a una presenza marginale. Parallelamente, cresce la diffusione di regimi alimentari restrittivi anche tra i più piccoli. Le diete vegetariane e vegane, se non correttamente integrate, possono comportare carenze di proteine, ferro, zinco, calcio, vitamina D e B12, con gravi rischi per lo sviluppo psicofisico.

Il Rapporto Aletheia lancia un appello chiaro: serve un’azione integrata tra istituzioni, scuole, famiglie e operatori sanitari per educare alla sana alimentazione fin dalla gravidanza. Sono necessarie campagne di sensibilizzazione, riformulazione dell’offerta nutrizionale nelle scuole e normative più stringenti su etichettatura, pubblicità e contenuti nutrizionali degli alimenti destinati ai bambini.

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